Sentenza della Corte (Grande Sezione) del 19 dicembre 2019
Procedimento penale contro X
Domanda di pronuncia pregiudiziale del Juge d'instruction du tribunal de grande instance di Parigi
Causa C-390/18
PARERE DELL'AVVOCATO GENERALE SZPUNAR
consegnato il 30 aprile 2019 (1)
Causa C-390/18
in presenza di:
YA,
AIRBNB Irlanda UC,
Hotelière Turenne SAS,
Associazione per un alloggio e un turismo professionale (AHTOP),
Valhotel
(Richiesta di pronuncia pregiudiziale del giudice istruttore del Tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi) (Francia))
(Domanda di pronuncia pregiudiziale - Libera prestazione dei servizi - Direttiva 2000/31/CE - Collegamento tra i locatori, imprese o persone fisiche, che dispongono di un alloggio disponibile per la locazione e le persone che cercano tale tipo di alloggio - Prestazione supplementare di vari altri servizi - Normativa nazionale che prevede norme restrittive per l'esercizio della professione di agente immobiliare)
I. Introduzione
- Nelle sentenze Asociación Profesional Elite Taxi (2) e Uber France (3), la Corte ha affermato che un servizio di intermediazione il cui scopo è quello di mettere in contatto autisti non professionisti che utilizzano i propri veicoli con persone che desiderano effettuare spostamenti urbani, che è intrinsecamente collegato a un servizio di trasporto, non costituisce un servizio della società dell'informazione ed è escluso dall'ambito di applicazione della direttiva 2000/31/CE. (4)
- Il presente caso riguarda anche il problema della classificazione dei servizi forniti tramite piattaforme elettroniche. La Corte è stata invitata dal giudice istruttore del Tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi) (Francia) a stabilire se un servizio che consiste nel mettere in contatto i padroni di casa che dispongono di un alloggio da affittare con le persone che cercano quel tipo di alloggio corrisponda alla definizione di "servizi della società dell'informazione" e quindi benefici della libera circolazione dei servizi, come garantito dalla Direttiva 2000/31.
II. Quadro giuridico
A. Diritto dell'UE
- I fatti contestati si sono verificati nel periodo compreso tra l'11 aprile 2012 e il 24 gennaio 2017. A questo proposito, va notato che, a partire dal 7 ottobre 2015, la direttiva (UE) 2015/1535 (5) ha abrogato e sostituito la direttiva 98/34/CE. (6) L'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31 definisce i "servizi della società dell'informazione" con riferimento all'articolo 1, paragrafo 1, della direttiva 2015/1535, che prevede:
Ai fini della presente direttiva, si applicano le seguenti definizioni:
...
(b) "servizio": qualsiasi servizio della società dell'informazione, vale a dire qualsiasi servizio normalmente fornito a pagamento, a distanza, per via elettronica e su richiesta individuale di un destinatario di servizi.
Ai fini della presente definizione:
(i) "a distanza" significa che il servizio è fornito senza che le parti siano contemporaneamente presenti;
(ii) "per via elettronica" significa che il servizio è inviato inizialmente e ricevuto a destinazione per mezzo di apparecchiature elettroniche per l'elaborazione (compresa la compressione digitale) e l'archiviazione di dati, e che è interamente trasmesso, trasportato e ricevuto via filo, via radio, con mezzi ottici o con altri mezzi elettromagnetici;
(iii) "su richiesta individuale di un destinatario di servizi" significa che il servizio è fornito attraverso la trasmissione di dati su richiesta individuale.
Un elenco indicativo dei servizi che non rientrano in questa definizione è riportato nell'Allegato I;
...'
- La definizione di "servizio della società dell'informazione" di cui all'articolo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535 è essenzialmente identica a quella di cui all'articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 98/34. Inoltre, i riferimenti alla direttiva 98/34 devono essere interpretati come riferimenti alla direttiva 2015/1535. (7) Per questi motivi, l'analisi relativa alla classificazione di un servizio come "servizio della società dell'informazione" ai sensi della direttiva 2015/1535, a cui farò riferimento nel presente parere, può essere trasferita, a mio avviso, alle disposizioni della direttiva 98/34.
- Come recita l'articolo 2, lettera h), della direttiva 2000/31:
Ai fini della presente direttiva, i termini seguenti hanno il seguente significato:
...
(h) "ambito coordinato": i requisiti stabiliti negli ordinamenti giuridici degli Stati membri applicabili ai prestatori di servizi della società dell'informazione o ai servizi della società dell'informazione, indipendentemente dal fatto che siano di natura generale o specificamente concepiti per loro.
(i) Il campo coordinato riguarda i requisiti che il fornitore di servizi deve rispettare per quanto riguarda:
- l'avvio dell'attività di un servizio della società dell'informazione, come i requisiti relativi alle qualifiche, alle autorizzazioni o alle notifiche,
- l'esercizio dell'attività di un servizio della società dell'informazione, come i requisiti relativi al comportamento del fornitore di servizi, i requisiti relativi alla qualità o al contenuto del servizio, compresi quelli applicabili alla pubblicità e ai contratti, o i requisiti relativi alla responsabilità del fornitore di servizi;
(ii) Il campo coordinato non copre requisiti quali:
- requisiti applicabili alle merci in quanto tali,
- requisiti applicabili alla consegna delle merci,
- requisiti applicabili ai servizi non forniti per via elettronica".
- L'articolo 3 di tale direttiva recita
'1. Ogni Stato membro garantisce che i servizi della società dell'informazione forniti da un prestatore di servizi stabilito sul suo territorio siano conformi alle disposizioni nazionali applicabili nello Stato membro in questione che rientrano nel campo coordinato.
- Gli Stati membri non possono, per motivi che rientrano nel campo coordinato, limitare la libertà di fornire servizi della società dell'informazione da un altro Stato membro.
- I paragrafi 1 e 2 non si applicano ai campi di cui all'allegato.
- Gli Stati membri possono adottare misure di deroga al paragrafo 2 per un determinato servizio della società dell'informazione se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
(a) le misure sono:
(i) necessario per uno dei seguenti motivi:
- l'ordine pubblico, in particolare la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento dei reati, compresa la protezione dei minori e la lotta contro l'incitamento all'odio per motivi di razza, sesso, religione o nazionalità, e le violazioni della dignità umana riguardanti le singole persone,
- la tutela della salute pubblica,
- sicurezza pubblica, compresa la salvaguardia della sicurezza e della difesa nazionale,
- la protezione dei consumatori, compresi gli investitori;
(ii) adottate nei confronti di un determinato servizio della società dell'informazione che pregiudica gli obiettivi di cui al punto (i) o che presenta un rischio serio e grave di pregiudizio a tali obiettivi;
(iii) proporzionato a tali obiettivi;
(b) prima di adottare le misure in questione e fatti salvi i procedimenti giudiziari, compresi i procedimenti preliminari e gli atti compiuti nell'ambito di un'indagine penale, lo Stato membro ha:
- ha chiesto allo Stato membro di cui al paragrafo 1 di adottare misure e quest'ultimo non le ha adottate o sono state inadeguate,
- ha notificato alla Commissione e allo Stato membro di cui al paragrafo 1 la sua intenzione di adottare tali misure.
- In casi urgenti, gli Stati membri possono derogare alle condizioni di cui al paragrafo 4, lettera b). In tal caso, le misure sono notificate nel più breve tempo possibile alla Commissione e allo Stato membro di cui al paragrafo 1, indicando i motivi per cui lo Stato membro ritiene che vi sia urgenza.
- Fatta salva la possibilità per lo Stato membro di procedere con le misure in questione, la Commissione esamina la compatibilità delle misure notificate con il diritto comunitario nel più breve tempo possibile; se giunge alla conclusione che la misura è incompatibile con il diritto comunitario, la Commissione chiede allo Stato membro in questione di astenersi dall'adottare le misure proposte o di porre fine con urgenza alle misure in questione".
B. Diritto francese
- L'articolo 1 della legge n. 70-9 del 2 gennaio 1970, che disciplina le condizioni di esercizio delle attività relative a determinate operazioni riguardanti i beni immobili e i beni aziendali, nella sua versione consolidata (la "legge Hoguet") (8), prevede:
Le disposizioni della presente legge si applicano alle persone fisiche o giuridiche che abitualmente effettuano o prestano la loro assistenza, anche a titolo accessorio, in operazioni che incidono sul patrimonio altrui e che riguardano:
- L'acquisto, la vendita, la ricerca, la permuta, la locazione o la sublocazione, stagionale o meno, arredata o meno, di immobili esistenti o in costruzione;
...'
- L'articolo 3 della legge Hoguet prevede:
Le attività di cui all'articolo 1 possono essere esercitate solo da persone fisiche o giuridiche in possesso di una licenza professionale rilasciata, per un periodo e secondo le modalità stabilite con decreto del Consiglio di Stato, dal presidente della Camera di commercio e dell'industria distrettuale o dal presidente della Camera di commercio e dell'industria dipartimentale dell'Île-de-France, che specifichi le operazioni che esse possono svolgere.
Questa licenza può essere rilasciata solo a persone fisiche che soddisfano le seguenti condizioni:
1 forniscono la prova della loro capacità professionale;
2 forniscono la prova di una garanzia finanziaria che consenta il rimborso dei fondi ...;
3 si assicurano contro le conseguenze finanziarie della loro responsabilità civile professionale;
4 non sono interdetti o inabilitati all'esercizio della professione ...".
- Inoltre, l'articolo 5 di tale legge stabilisce che:
Le persone di cui all'articolo 1 che ricevono o detengono somme di denaro... devono rispettare le condizioni stabilite con decreto del Consiglio di Stato, in particolare le formalità di tenuta dei registri e di rilascio delle ricevute e gli altri obblighi derivanti dal mandato".
- Un decreto richiede quindi la tenuta di appositi registri, scritture e conti dettagliati, con l'obiettivo di preservare gli interessi delle persone che affidano fondi agli intermediari.
- Infine, l'articolo 14 della legge Hoguet stabilisce che il mancato possesso di una licenza professionale è punito con 6 mesi di reclusione e una multa di 7 500 euro. Inoltre, ai sensi dell'articolo 16 della stessa legge, una pena detentiva di 2 anni e una multa di 30.000 euro possono essere inflitte a chi maneggia somme di denaro in violazione dell'obbligo di possedere una licenza professionale (articolo 3) o dell'obbligo di tenere registri speciali, registri e contabilità dettagliate (articolo 5).
III. I fatti della causa principale
- AIRBNB Inc, una società con sede negli Stati Uniti, è la società madre del gruppo AIRBNB.
- AIRBNB Ireland UC, una società di diritto irlandese con sede a Dublino (Irlanda), fa parte del gruppo AIRBNB ed è interamente controllata da AIRBNB Inc. AIRBNB Ireland gestisce, per tutti gli utenti stabiliti al di fuori degli Stati Uniti, una piattaforma online progettata per mettere in contatto, da un lato, gli host (professionisti e privati) con alloggi disponibili per l'affitto e, dall'altro, le persone che cercano quel tipo di alloggio.
- A seguito di una denuncia contro ignoti, accompagnata da una richiesta di costituzione di parte civile, presentata in particolare dall'Association pour un hébergement et un tourisme professionnel (AHTOP), il 16 marzo 2017 la Procura di Parigi (Francia) ha emesso un primo rinvio a giudizio per ricettazione, per attività di mediazione e gestione di beni immobili e attività commerciali da parte di una persona non in possesso di una licenza professionale, ai sensi della legge Hoguet, e per altri reati, che si presume siano stati commessi tra l'11 aprile 2012 e il 24 gennaio 2017, e ha modificato lo status di AIRBNB Ireland in "témoin assisté" (una persona che non è un semplice testimone, ma in qualche misura un sospettato).
- AIRBNB Ireland nega di agire come agente immobiliare e sostiene che la legge Hoguet è inapplicabile in quanto incompatibile con la Direttiva 2000/31.
IV. Le questioni pregiudiziali e il procedimento dinanzi alla Corte
- È in queste circostanze che il giudice istruttore del Tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi) (Francia), con decisione del 6 giugno 2018, pervenuta alla Corte il 13 giugno 2018, ha deciso di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni:
1) Se i servizi forniti in Francia dalla società AIRBNB Ireland attraverso una piattaforma elettronica gestita dall'Irlanda beneficino della libera prestazione di servizi prevista dall'articolo 3 della [direttiva 2000/31].
(2) Se le norme restrittive relative all'esercizio della professione di agente immobiliare in Francia, stabilite dalla [legge Hoguet], siano applicabili alla società AIRBNB Ireland".
- Hanno presentato osservazioni scritte AIRBNB Ireland, AHTOP, i governi francese, ceco, spagnolo e lussemburghese e la Commissione europea. Tali parti, ad eccezione dei governi ceco e lussemburghese, erano rappresentate all'udienza tenutasi il 14 gennaio 2019.
V. Analisi
A. La prima domanda
- Con la sua prima questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se i servizi forniti dall'AIRBNB Ireland debbano essere considerati come rientranti nella classificazione di "servizi della società dell'informazione" ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 1, lettera a), della direttiva 2015/1535, cui fa riferimento l'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31, e come beneficiari, pertanto, della libera circolazione garantita da tale direttiva.
- Ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2000/31, ogni Stato membro deve garantire che i servizi della società dell'informazione forniti da un prestatore di servizi stabilito nel suo territorio siano conformi alle disposizioni nazionali applicabili nello Stato membro in questione che rientrano nel settore coordinato. Secondo l'articolo 3, paragrafo 2, di tale direttiva, invece, gli Stati membri diversi da quello nel cui territorio è stabilito un prestatore di servizi non possono, in linea di principio, per motivi che rientrano nel campo coordinato, limitare la libera circolazione di tali servizi. Sono quindi i servizi della società dell'informazione a beneficiare della libera prestazione di servizi di cui alla prima domanda.
- A tale proposito, il giudice del rinvio si limita ad affermare che la direttiva 2000/31 esclude l'applicazione di norme nazionali restrittive come la legge Hoguet in materia di commercio elettronico e che è quindi necessario determinare se le attività dell'AIRBNB Ireland rientrino nell'ambito di applicazione di tale direttiva.
- Su questo punto, le parti avanzano posizioni diametralmente opposte e presentano considerazioni relative alla questione se e, in caso affermativo, con quali riserve, le attività di AIRBNB Ireland siano paragonabili a quelle di Uber, che è stata oggetto delle sentenze nelle cause Asociación Profesional Elite Taxi (9) e Uber France. (10)
- In sostanza, AIRBNB Ireland, i governi ceco e lussemburghese e la Commissione ritengono che un servizio come quello fornito da AIRBNB Ireland - in quanto consente di mettere in contatto fornitori di servizi e potenziali clienti - soddisfi i criteri stabiliti nella definizione di "servizio della società dell'informazione" ai sensi della Direttiva 2000/31.
- AHTOP e i governi francese e spagnolo, invece, ritengono che, secondo il ragionamento seguito dalla Corte nella sentenza Asociación Profesional Elite Taxi, (11) un servizio di intermediazione, come quello fornito da AIRBNB Ireland, in combinazione con gli altri servizi offerti da AIRBNB Ireland, costituisca un servizio globale il cui elemento principale è un servizio connesso a un bene immobile.
- Per rispondere alla prima domanda, farò innanzitutto alcune osservazioni generali sulle attività di AIRBNB Ireland e sul funzionamento della sua piattaforma elettronica (punti da 25 a 33 del presente parere). Successivamente, risponderò alla domanda se, alla luce di tali osservazioni, le attività di AIRBNB Ireland rientrino nel concetto di "servizi della società dell'informazione". A tal fine, menzionerò le condizioni legislative in base alle quali un servizio può essere considerato rientrare nella nozione di "servizio della società dell'informazione" e illustrerò i problemi specifici sollevati dalle piattaforme elettroniche per quanto riguarda la loro classificazione alla luce della direttiva 2000/31 (punti 35-44 del presente parere). Dopo aver illustrato la soluzione elaborata dalla giurisprudenza per superare tali problemi (punti da 45 a 53 del presente parere), esaminerò se e, in caso affermativo, a quali condizioni, tale soluzione possa essere trasposta alle circostanze della causa principale (punti da 55 a 78 del presente parere). Infine, sulla base di tali considerazioni, analizzerò l'impatto di altri servizi offerti da AIRBNB Ireland sulla classificazione del suo servizio di intermediazione (punti da 80 a 85 del presente parere).
- Attività di AIRBNB Ireland
- Come risulta dai fatti del procedimento principale e dalle spiegazioni fornite da talune parti, nonché dalle condizioni di servizio per gli utenti dell'Unione europea della piattaforma in questione, (12) l'AIRBNB Ireland gestisce una piattaforma elettronica che consente agli host che dispongono di alloggi da affittare di essere messi in contatto con persone che cercano tale tipo di alloggio.
- AIRBNB Irlanda centralizza gli annunci sulla sua piattaforma, in modo che la ricerca di un alloggio in affitto possa essere effettuata in base a diversi criteri, indipendentemente dalla posizione del potenziale ospite. I risultati di una ricerca effettuata, in particolare, sulla base della destinazione e del periodo di soggiorno vengono visualizzati sotto forma di un elenco di alloggi corredato da fotografie e informazioni generali, compresi i prezzi. L'utente della piattaforma può quindi ottenere informazioni più dettagliate su ogni alloggio e, sulla base di tali informazioni, effettuare la propria scelta.
- È responsabilità dell'host stabilire le tariffe, il calendario delle disponibilità e i criteri di prenotazione, nonché redigere il regolamento della casa, che gli ospiti devono accettare. Inoltre, l'host deve selezionare una delle opzioni predefinite da AIRBNB Irlanda per quanto riguarda le condizioni di cancellazione dell'affitto del suo alloggio.
- I servizi forniti da AIRBNB Irlanda non si limitano alla fornitura di una piattaforma che consente di mettere in contatto host e ospiti.
- Innanzitutto, AIRBNB Irlanda ha messo in atto un sistema che consente agli host e agli ospiti di lasciare una valutazione reciproca, attraverso un punteggio compreso tra zero e cinque stelle. Le valutazioni, insieme a eventuali commenti, sono disponibili sulla piattaforma per host e ospiti.
- Inoltre, in alcuni casi, in particolare quando un host riceve valutazioni mediocri o commenti negativi o cancella prenotazioni confermate, AIRBNB Ireland può sospendere temporaneamente l'inserzione, cancellare una prenotazione o addirittura vietare l'accesso al sito.
- Infine, AIRBNB Ireland offre all'host (i) un quadro che definisce i termini della sua offerta; (ii) un servizio fotografico; (iii) un'assicurazione di responsabilità civile; (iv) una garanzia per danni fino a 800.000 euro; e (v) uno strumento per stimare il prezzo dell'affitto in riferimento ai prezzi medi di mercato presi dalla piattaforma.
- All'interno del gruppo AIRBNB, AIRBNB Payments UK Ltd, una società disciplinata dalle leggi di Inghilterra e Galles e con sede a Londra, fornisce servizi di pagamento online agli utenti della piattaforma elettronica di AIRBNB Ireland e amministra le attività di pagamento del gruppo all'interno dell'Unione Europea. Pertanto, quando l'host accetta un ospite, l'ospite effettua un pagamento a AIRBNB Payments UK, il cui importo corrisponde al prezzo di affitto più 6 a 12% per le spese e il servizio fornito da AIRBNB Ireland. AIRBNB Payments UK trattiene i fondi per conto dell'ospitante e poi, 24 ore dopo che l'ospite è entrato nei locali, li trasferisce all'ospitante tramite bonifico bancario, fornendo così all'ospite la garanzia dell'esistenza della proprietà e all'ospitante la garanzia del pagamento.
- Pertanto, gli utenti di Internet francesi stipulano un contratto con AIRBNB Ireland per l'utilizzo del sito (inserimento di un annuncio, prenotazioni), da un lato, e con AIRBNB Payments UK per i pagamenti effettuati tramite tale sito, dall'altro.
- Detto questo, è opportuno tornare alla questione se il servizio fornito da AIRBNB Ireland possa essere considerato un servizio della società dell'informazione.
- Le attività di AIRBNB Irlanda in riferimento alla definizione della direttiva 2000/31
- Un servizio della società dell'informazione è definito dalla Direttiva 2015/1535 come un servizio fornito a pagamento, a distanza, per via elettronica e su richiesta individuale di un destinatario di servizi.
- A questo proposito, è vero che, prima facie e considerato separatamente, il servizio che consente agli utenti di una piattaforma elettronica di essere collegati corrisponde alla definizione di servizio della società dell'informazione. Questa è peraltro la conclusione cui è giunta la Corte nella sentenza L'Oréal e altri. (13) Da tale sentenza si evince che la gestione di un mercato online, vale a dire un servizio Internet che consiste nell'agevolare le relazioni tra venditori e acquirenti di beni, può, in linea di principio, costituire un "servizio della società dell'informazione" ai sensi della Direttiva 2000/31.
- Tuttavia, come ho osservato nel mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi, (14) relativo alle piattaforme elettroniche, mentre il test per stabilire se un servizio è a pagamento ed è fornito su richiesta individuale non sembra essere problematico, lo stesso non si può dire del test per stabilire se un servizio è fornito a distanza tramite mezzi elettronici. In effetti, la linea di demarcazione tra la componente dei servizi fornita per via elettronica e quella che non lo è è talvolta confusa.
- Più specificamente, per quanto riguarda la questione se il servizio fornito dall'AIRBNB Ireland sia normalmente a pagamento, è evidente dall'ordinanza di rinvio che l'importo dell'affitto pagato dall'ospite include le spese e la remunerazione per il servizio fornito dall'AIRBNB Ireland. Si deve quindi affermare che esistono due categorie di destinatari per quanto riguarda i servizi forniti da AIRBNB Ireland: gli host e gli ospiti, categorie che non sono distinte. Tuttavia, come risulta dalla sentenza Papasavvas, (15) la remunerazione di un servizio fornito da un prestatore di servizi nell'ambito della sua attività economica non è necessariamente pagata dalle persone che beneficiano di tale servizio. A maggior ragione, per quanto riguarda i servizi che consistono nel collegare i loro destinatari, che si dividono in due categorie, è sufficiente che una di queste categorie paghi la remunerazione al prestatore di un servizio della società dell'informazione.
- Per quanto riguarda la condizione relativa alla fornitura di un servizio su richiesta individuale del suo destinatario, va notato che, nella sentenza nella causa Google France e Google (16), la Corte ha ritenuto che un servizio di posizionamento a pagamento, utilizzato nel contesto di un motore di ricerca su Internet, in base al quale un operatore economico può far apparire un link pubblicitario al suo sito agli utenti di tale motore di ricerca, soddisfa la condizione relativa alla richiesta individuale di tale operatore economico. Per quanto riguarda i servizi di AIRBNB Ireland, un host deve rivolgersi alla piattaforma gestita da tale società affinché il suo alloggio appaia su tale piattaforma. Inoltre, è con l'assistenza della piattaforma di AIRBNB Ireland che un ospite deve effettuare una ricerca per poter affittare un alloggio pubblicato su tale piattaforma.
- Al contrario, la risposta alla domanda se il servizio fornito da AIRBNB Ireland soddisfi la terza e la quarta condizione, di cui al punto 35 del presente parere, ossia se tale servizio sia fornito a distanza e per via elettronica, dipende in larga misura, come illustra la discussione tra le parti, dal punto di vista adottato quando si determina la portata del servizio in questione.
- Per illustrare il mio punto, AIRBNB Ireland non incontra fisicamente i destinatari dei suoi servizi: né gli host né gli ospiti. Come risulta dalle osservazioni preliminari sulle attività di AIRBNB Ireland, il locatore non è tenuto a rivolgersi personalmente ad AIRBNB Ireland per pubblicare il proprio alloggio sulla piattaforma. Inoltre, un utente della piattaforma gestita da AIRBNB Ireland può affittare un alloggio a distanza, senza dover essere fisicamente in contatto con il fornitore di servizi. Tuttavia, è chiaro che la connessione degli utenti della piattaforma gestita da AIRBNB Ireland comporta l'utilizzo di un alloggio, che può essere considerato come una componente non elettronica del servizio fornito da tale società.
- In tali circostanze, se il servizio fornito da AIRBNB Ireland possa essere considerato un servizio fornito a distanza, nel senso che, come richiesto dall'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), punto i), della direttiva 2015/1535, tale servizio è fornito senza che le parti siano contemporaneamente presenti.
- Allo stesso modo, se il servizio che consiste nel mettere in contatto host e ospiti e che ha come risultato l'utilizzo di un alloggio possa essere considerato interamente fornito mediante l'uso di apparecchiature elettroniche, come richiesto dall'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), punto ii), della direttiva 2015/1535, e se non abbia alcun rapporto con i servizi di cui all'elenco indicativo di cui all'allegato I di tale direttiva, vale a dire con i servizi a contenuto materiale anche se forniti per via elettronica.
- Per rispondere a queste due domande, mi rivolgerò alla giurisprudenza della Corte, alla quale è già stato chiesto di pronunciarsi sulla classificazione dei servizi misti, ossia dei servizi composti da un elemento fornito per via elettronica e da un altro non fornito per via elettronica. (17)
- I servizi misti alla luce della Direttiva 2000/31
- Nella sentenza Ker-Optika (18), la Corte ha esaminato se il fatto che la vendita o la fornitura di lenti a contatto possa essere soggetta all'obbligo di ottenere prima una consulenza medica, che comporti un esame fisico del paziente, sia in grado di impedire che la vendita di lenti via Internet sia classificata come "servizio della società dell'informazione" ai sensi della direttiva 2000/31. A tale proposito, la Corte ha ritenuto che tale consulenza medica non sia inscindibile dalla vendita di lenti a contatto, in quanto può essere effettuata indipendentemente dall'atto di vendita. A questo proposito, la Corte ha ritenuto che tale consulenza medica non sia inscindibile dalla vendita di lenti a contatto, in quanto può essere effettuata indipendentemente dall'atto di vendita.
- Ne deduco che i servizi che non sono indissolubilmente legati al servizio fornito per via elettronica, nel senso che il primo può essere fornito indipendentemente dal secondo, non sono in grado di alterare la natura di tale servizio. Il servizio fornito per via elettronica non perde il suo interesse economico e continua a essere indipendente dai servizi a contenuto materiale.
- D'altra parte, la classificazione di un servizio fornito per via elettronica richiede un esame dettagliato quando tale servizio forma un insieme inscindibile con un servizio a contenuto materiale. (19)
- In tal senso, nella sentenza Asociación Profesional Elite Taxi, la Corte ha affermato (20) che un servizio di intermediazione consistente nel mettere in contatto un autista non professionista che utilizza il proprio veicolo con una persona che desidera effettuare un viaggio urbano può, considerato separatamente e a priori, essere classificato come un "servizio della società dell'informazione". (21) Tuttavia, dopo aver preso in considerazione tutte le caratteristiche delle attività di Uber, la Corte ha ritenuto che il suo servizio di intermediazione debba essere considerato indissolubilmente legato a un servizio di trasporto e, pertanto, escluso dall'ambito di applicazione della direttiva 2000/31.
- A tal proposito, la Corte ha affermato, innanzitutto, che un servizio come quello fornito da Uber è più di un servizio di intermediazione che consiste nel mettere in contatto, mediante un'applicazione per smartphone, un conducente non professionista che utilizza il proprio veicolo con una persona che desidera effettuare un tragitto urbano. Il prestatore di "tale servizio di intermediazione offre contemporaneamente servizi di trasporto urbano, che rende accessibili, in particolare, mediante strumenti software (...) e di cui organizza il funzionamento generale a beneficio delle persone che desiderano accettare tale offerta per effettuare un viaggio urbano" (22).
- La Corte ha poi fornito chiarimenti che consentono di valutare se questi due criteri sono soddisfatti.
- Più specificamente, la Corte ha affermato che, senza l'applicazione fornita da Uber, (i) gli autisti non sarebbero indotti a fornire servizi di trasporto e (ii) le persone che desiderano effettuare un viaggio urbano non utilizzerebbero i servizi forniti da tali autisti. (23) A mio avviso, tale precisazione si riferisce al criterio relativo al fatto che Uber offre servizi a contenuto materiale.
- Inoltre, la Corte ha affermato che Uber esercitava un'influenza decisiva sulle condizioni di prestazione del servizio da parte degli autisti, determinando, mediante la sua applicazione, almeno la tariffa massima per il viaggio ed esercitando un certo controllo sulla qualità dei veicoli e dei loro autisti. (24) A mio avviso, tale precisazione mirava a stabilire che Uber organizzava il funzionamento generale dei servizi non forniti per via elettronica.
- Così, nelle sentenze Asociación Profesional Elite Taxi (25) e Uber France (26), la Corte ha stabilito due criteri da applicare per determinare se un servizio fornito per via elettronica che, considerato separatamente, soddisfa prima facie la definizione di "servizio della società dell'informazione" sia separabile da altri servizi a contenuto materiale, vale a dire i criteri relativi al fatto che il prestatore di servizi offra servizi a contenuto materiale e al fatto che il prestatore di servizi eserciti un'influenza decisiva sulle condizioni in cui tali servizi sono forniti.
- Occorre quindi stabilire se questi due criteri siano soddisfatti nelle circostanze della causa principale.
- Il criterio relativo all'offerta di servizi
(a) Applicazione nel caso di specie
- AIRBNB Ireland, nel contesto delle sue attività, ha creato un'offerta ai sensi delle sentenze Asociación Profesional Elite Taxi (27) e Uber France? (28)
- A mio avviso, a questa domanda va data una risposta negativa, per le seguenti ragioni.
- L'offerta di Uber, che rappresentava un fenomeno nuovo, almeno nel caso del servizio UberPop, si basava su autisti non professionisti, ed è per questo motivo che la Corte ha ritenuto che, senza l'applicazione fornita da Uber, tale servizio di trasporto a richiesta, fornito da autisti non professionisti, non avrebbe potuto essere fornito. È vero che un autista non professionista avrebbe potuto tentare di fornire egli stesso un servizio di trasporto a richiesta; tuttavia, senza l'applicazione di Uber, tale autista non sarebbe stato in grado di garantire la corrispondenza tra la sua offerta e la domanda.
- A differenza della piattaforma di Uber, quella di AIRBNB Irlanda è aperta a host professionali e non. Il mercato degli alloggi a breve termine, che sia professionale o meno, esisteva molto prima dell'inizio dell'attività del servizio di AIRBNB Irlanda. Come osserva il governo lussemburghese, gli host professionali e non professionali possono offrire i loro beni attraverso canali più tradizionali. Non è nemmeno insolito che un host crei un sito web dedicato esclusivamente al suo alloggio, che può essere trovato con l'aiuto dei motori di ricerca.
- Pertanto, i servizi di alloggio non sono indissolubilmente legati al servizio fornito da AIRBNB Ireland tramite mezzi elettronici, nel senso che possono essere forniti indipendentemente da tale servizio. Tali servizi mantengono il loro interesse economico e rimangono indipendenti dal servizio elettronico di AIRBNB Ireland.
- Poiché il criterio relativo alla creazione di un'offerta di servizi ai sensi della sentenza Asociación Profesional Elite Taxi (29) non è soddisfatto nel caso di specie, si pone la questione del rapporto tra tale criterio e quello relativo all'esercizio del controllo sulla prestazione di tali servizi. Tale questione non si pone nel caso dell'attività di Uber, poiché in quel caso i due criteri erano soddisfatti. (30)
(b) Il rapporto tra la creazione di un'offerta di servizi e l'esercizio del controllo su tali servizi.
- Le nuove tecnologie, come Internet, permettono di soddisfare, su una scala finora sconosciuta, qualsiasi domanda con un'offerta adeguata. Allo stesso modo, ogni offerta è in grado di trovare una domanda. Ciò è possibile, in particolare, grazie alle innovazioni introdotte dagli operatori economici che desiderano aumentare la propria competitività. Queste innovazioni intensificano quindi gli scambi economici e svolgono un ruolo importante nello sviluppo di un mercato senza frontiere. Possono anche portare alla creazione di un'offerta - o addirittura di una domanda - che prima non esisteva.
- Tutto ciò è in linea con la logica del mercato interno che, come sottolinea il legislatore dell'UE nel considerando 3 della Direttiva 98/48, consente ai fornitori di tali servizi di sviluppare le loro attività transfrontaliere e ai consumatori di avere nuove forme di accesso a beni e servizi.
- In tali circostanze, sarebbe contrario alla logica del mercato interno e alla liberalizzazione dei servizi della società dell'informazione, che è l'obiettivo della direttiva 2000/31 (31), se, solo a causa della creazione di una nuova offerta, le innovazioni degli operatori economici che consentono ai consumatori di disporre di nuove forme di accesso ai beni o ai servizi portassero all'esclusione di tali operatori economici dall'ambito di applicazione della direttiva 2000/31.
- Tuttavia, un'innovazione che porti alla fornitura di servizi a contenuto materiale da parte di un operatore economico o sotto il suo controllo non può garantire l'applicabilità della Direttiva 2000/31 perché, sulla base della fornitura di un servizio della società dell'informazione, tale operatore economico sarebbe in concorrenza con altri operatori di mercato che non beneficiano di tale liberalizzazione.
- Per tali ragioni, il criterio relativo alla creazione di una prestazione di servizi costituisce, a mio avviso, solo un'indicazione del fatto che un servizio fornito per via elettronica costituisce un insieme inscindibile con un servizio a contenuto materiale. Non è sufficiente che un prestatore di servizi crei una nuova prestazione di servizi che non sono forniti tramite mezzi elettronici nel senso che ho appena spiegato ai punti 49-51 del presente parere: la creazione di tali servizi deve essere seguita dal mantenimento, sotto il controllo di tale prestatore, delle condizioni in cui essi sono forniti.
- A questo proposito, va osservato che un prestatore di servizi forniti per via elettronica può organizzare la propria attività in modo tale da esercitare un controllo sulla fornitura di servizi a contenuto materiale, anche se tali servizi fanno parte dell'offerta preesistente. Si deve allora ritenere, in tali circostanze, che tale fornitore fornisca un servizio della società dell'informazione e benefici quindi della liberalizzazione prevista dalla direttiva 2000/31? Per le ragioni appena esposte al punto 64 del presente parere, a questa domanda va data, a mio avviso, una risposta negativa.
- Da quanto precede risulta che il criterio relativo alla creazione di una prestazione di servizi non fornita tramite mezzi elettronici non è decisivo per quanto riguarda la questione se tali servizi costituiscano un insieme inscindibile con un servizio fornito tramite mezzi elettronici. È l'influenza decisiva esercitata dal prestatore di servizi sulle condizioni di fornitura dei servizi a contenuto materiale che è in grado di rendere tali servizi inscindibili dal servizio che tale prestatore fornisce per via elettronica.
- Per questi motivi, e seguendo il ragionamento della Corte in merito all'attività di Uber, è ora necessario determinare se AIRBNB Ireland esercita il controllo sulle condizioni che regolano la fornitura dei servizi di alloggio a breve termine.
- Il controllo esercitato sulle condizioni di fornitura dei servizi
- A titolo di promemoria, nelle sentenze Asociación Profesional Elite Taxi (32) e Uber France (33), la Corte ha ritenuto che Uber esercitasse un'influenza decisiva sulle condizioni di fornitura del trasporto, in particolare determinando la tariffa massima, riscuotendo tale prezzo dal cliente prima di versarne una parte al conducente non professionista del veicolo ed esercitando un certo controllo sulla qualità dei veicoli e dei conducenti e sulla loro condotta, che in alcune circostanze poteva portare alla loro esclusione. (34) Dalla lettura di tali sentenze emerge chiaramente che tale elenco ha carattere indicativo.
- Per questo motivo, ritengo opportuno sottolineare che, nei miei pareri in tali cause, avevo richiamato l'attenzione della Corte sul fatto che Uber esercitava un controllo su altri aspetti rilevanti di un servizio di trasporto urbano, vale a dire sulle condizioni minime di sicurezza, mediante requisiti preventivi relativi ai conducenti e ai veicoli, e sull'accessibilità dell'offerta di trasporto, incoraggiando i conducenti a lavorare quando e dove la domanda era elevata. (35)
- Tali circostanze, considerate nel loro complesso, mi hanno portato a concludere che Uber esercitava un controllo sugli aspetti economicamente rilevanti del servizio di trasporto offerto attraverso la sua piattaforma. Per quanto riguarda i servizi di trasporto urbano a richiesta, il prezzo, la disponibilità immediata dei mezzi di trasporto, garantita dalle dimensioni dell'offerta, la qualità minima accettabile per i passeggeri di tali mezzi di trasporto e la sicurezza di tali passeggeri costituiscono i fattori più significativi per i destinatari di tali servizi. Al contrario, nel caso in esame non ritengo che AIRBNB Ireland eserciti un controllo su tutti gli aspetti economicamente significativi del servizio di alloggio a breve termine, come l'ubicazione e gli standard degli alloggi, che sono di grande importanza nel caso di tale servizio. D'altra parte, il prezzo non sembra svolgere un ruolo così significativo nel contesto dei servizi di alloggio come nel contesto dei servizi di trasporto urbano a richiesta. In ogni caso, come rivela la mia analisi, AIRBNB Ireland non controlla il prezzo dei servizi di alloggio.
- È vero che, come ha osservato in particolare il governo spagnolo durante l'udienza, il servizio elettronico di AIRBNB Ireland ha un impatto sul mercato degli alloggi a breve termine e, in realtà, sul mercato degli alloggi in generale. Detto questo, AIRBNB Ireland non sembra agire come un potere che regola gli aspetti economici di tale mercato o come un fornitore che esercita un controllo decisivo sulle condizioni di fornitura dei servizi di alloggio. Tutte le implicazioni sociali ed economiche del funzionamento della sua piattaforma sono il risultato delle azioni degli utenti di tale piattaforma e della logica della domanda e dell'offerta.
- A questo proposito, ritengo che, sebbene AIRBNB Ireland fornisca assistenza facoltativa nella determinazione del prezzo, non stabilisca tale prezzo, che è determinato da un host. Inoltre, a differenza della situazione di Uber, (36) gli host che utilizzano la piattaforma di AIRBNB Ireland non sono scoraggiati dal fissare il prezzo da soli, l'unico fattore che potrebbe scoraggiarli dal farlo è la logica della domanda e dell'offerta.
- Inoltre, per quanto riguarda le procedure per la fornitura dei servizi di alloggio, va notato che sono gli host a determinare le condizioni di locazione. Certo, AIRBNB Ireland predefinisce le opzioni delle condizioni di cancellazione. Tuttavia, è sempre il proprietario a scegliere deliberatamente una delle opzioni proposte e, di conseguenza, la decisione finale sulle condizioni di cancellazione spetta al proprietario.
- Inoltre, sembra che, sulla base delle informazioni disponibili dalle valutazioni e dai commenti degli utenti, AIRBNB Ireland possa, in alcuni casi, sospendere temporaneamente un annuncio, cancellare una prenotazione o addirittura vietare l'accesso alla sua piattaforma. A questo proposito, l'amministratore di una piattaforma elettronica può conferirsi un potere di controllo amministrativo, in particolare per garantire il rispetto delle condizioni dei contratti che stipula con gli utenti della piattaforma. Inoltre, tali condizioni contrattuali possono imporre obblighi agli utenti affinché siano rispettati gli standard operativi di una piattaforma elettronica. Per quanto riguarda la classificazione dei servizi della società dell'informazione, si pone tuttavia la questione dell'intensità di tale potere, che si riflette nell'influenza sulla prestazione dei servizi forniti dagli utenti di tale piattaforma.
- Va notato, a questo proposito, che Uber esercitava un controllo sulla qualità dei veicoli e dei loro conducenti e anche sulla condotta dei conducenti in riferimento agli standard che Uber stessa aveva stabilito. D'altro canto, come risulta dai punti 27 e 29 del presente parere, il controllo esercitato da AIRBNB Ireland riguarda il rispetto da parte degli utenti di standard definiti o, per lo meno, scelti dagli utenti stessi. In ogni caso, per quanto riguarda l'attività di Uber, l'esercizio del potere di controllo amministrativo era solo uno dei fattori che hanno portato ad affermare che tale fornitore esercitava un'influenza decisiva sulle condizioni di prestazione dei servizi di trasporto.
- Infine, per quanto riguarda il fatto, sollevato da AHTOP, che, come Uber, AIRBNB Ireland riscuote l'importo corrispondente al prezzo dell'affitto e lo trasferisce successivamente all'host, va notato ancora una volta che, nel caso dell'attività di Uber, il fatto che il fornitore del servizio riscuota il prezzo è stato uno dei fattori presi in considerazione per decidere che il suo servizio non rientrava nel concetto di "servizio della società dell'informazione". Va notato che questo elemento del servizio fornito da AIRBNB Ireland, fornito da AIRBNB Payments UK, è tipico della grande maggioranza dei servizi della società dell'informazione, comprese le piattaforme che consentono di prenotare un hotel o di acquistare biglietti aerei. (37) Il semplice fatto che un servizio fornito per via elettronica includa strutture per il pagamento di servizi che non sono forniti per via elettronica non consente di concludere che tutti questi servizi siano inscindibili.
- Per tutti questi motivi, ritengo che non si possa concludere che il servizio elettronico di AIRBNB Ireland soddisfi il criterio relativo all'esercizio del controllo sui servizi a contenuto materiale, ossia i servizi di alloggio a breve termine.
- È ora opportuno esaminare un ultimo punto, ossia l'argomentazione di AHTOP secondo cui, poiché AIRBNB Ireland offre altri servizi ai suoi utenti, la classificazione di servizio della società dell'informazione non può essere applicata al caso in esame.
- Gli altri servizi offerti da AIRBNB Irlanda
- Sembra che AIRBNB Irlanda offra anche altri servizi, in particolare un servizio fotografico, un'assicurazione di responsabilità civile e una garanzia per i danni.
- Va ricordato che, nella sentenza Ker-Optika (38), la Corte ha concluso che i servizi che non sono indissolubilmente legati al servizio fornito per via elettronica, nel senso che il primo può essere fornito indipendentemente dal secondo, non sono in grado di incidere sulla natura di tale servizio. Il servizio fornito per via elettronica non perde il suo interesse economico e rimane indipendente dai servizi a contenuto materiale.
- Se tale conclusione viene trasposta al caso in esame, va notato che gli altri servizi offerti da AIRBNB Ireland sono opzionali e, di conseguenza, sono di natura accessoria rispetto al servizio fornito tramite mezzi elettronici. Tali servizi sono quindi separabili dal servizio fornito tramite mezzi elettronici. Infatti, un host può, in anticipo e con i propri mezzi, ottenere fotografie, assicurazioni o garanzie da terzi.
- Certo, questi altri servizi offerti da AIRBNB Ireland sono forniti da AIRBNB Ireland stessa, mentre l'analisi della Corte nella sentenza Ker-Optika (39) non riguardava i consigli e i controlli forniti dal venditore di lenti a contatto, ma quelli forniti ed eseguiti dagli oculisti.
- Tuttavia, dubito che la risposta data dalla Corte in tale sentenza sarebbe stata diversa se tali servizi fossero stati forniti dal prestatore del servizio fornito per via elettronica. Mi sembra logico che, per rendere più competitiva la loro offerta, i prestatori debbano ampliare la gamma dei servizi che forniscono, in particolare offrendo servizi non forniti per via elettronica. A condizione che tali servizi siano separabili dal servizio della società dell'informazione, i primi non alterano la natura di quest'ultimo. L'applicazione di un'interpretazione contraria potrebbe indurre i fornitori di servizi della società dell'informazione a limitare l'attrattiva della loro offerta o a esternalizzare, anche in modo artificiale, i servizi a contenuto materiale.
- In sintesi, il fatto che il prestatore di un servizio della società dell'informazione offra ai destinatari di tale servizio altri servizi a contenuto materiale non impedisce di classificare tale servizio come "servizio della società dell'informazione", a condizione che tali altri servizi non siano inseparabili dal servizio fornito per via elettronica, nel senso che quest'ultimo servizio non perde il suo interesse economico e rimane indipendente dai servizi a contenuto materiale.
- Conclusioni relative alla prima domanda
- In base all'analisi che ho appena svolto, ritengo che i servizi a contenuto materiale, che non sono indissolubilmente legati al servizio fornito per via elettronica, non siano in grado di influire sulla natura di tale servizio. Il servizio fornito per via elettronica non perde il suo interesse economico e rimane indipendente dai servizi a contenuto materiale.
- I due criteri stabiliti al riguardo dalla Corte nella sua giurisprudenza, vale a dire il criterio relativo alla creazione di una prestazione di servizi e il criterio relativo all'esercizio del controllo sulle condizioni di prestazione di tali servizi, consentono di rispondere alla questione se un servizio fornito per via elettronica che, considerato separatamente, soddisfa prima facie la definizione di "servizio della società dell'informazione", sia o meno separabile da altri servizi a contenuto materiale.
- Tuttavia, il criterio relativo alla creazione di una prestazione è solo un'indicazione del fatto che un servizio fornito per via elettronica costituisca un insieme inscindibile con un servizio a contenuto materiale. Non è sufficiente che un prestatore abbia creato una nuova prestazione di servizi che non sono forniti tramite mezzi elettronici nel senso spiegato sopra. La creazione di tale prestazione deve essere seguita dal mantenimento del controllo, da parte del prestatore, sulle condizioni di prestazione di tali servizi.
- Alla luce di tali considerazioni, propongo pertanto di rispondere alla prima questione dichiarando che l'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31, in combinato disposto con l'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535, deve essere interpretato nel senso che un servizio consistente nel mettere in contatto, tramite una piattaforma elettronica, potenziali ospiti con padroni di casa che offrono alloggi di breve durata, in una situazione in cui il prestatore di tale servizio non esercita alcun controllo sulle modalità essenziali della prestazione di tali servizi, costituisce un servizio della società dell'informazione ai sensi di tali disposizioni. Il fatto che tale prestatore offra anche altri servizi a contenuto materiale non impedisce di classificare il servizio fornito per via elettronica come servizio della società dell'informazione, a condizione che quest'ultimo non costituisca un insieme inscindibile con tali servizi.
- Va notato che le condizioni di affitto degli alloggi, cioè i servizi forniti dagli ospitanti, non rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2000/31 e devono essere valutate alla luce di altre disposizioni del diritto dell'UE. (40)
- Poiché la prima domanda richiede una risposta affermativa e, di conseguenza, il servizio fornito da AIRBNB Ireland deve essere considerato un "servizio della società dell'informazione" ai sensi della direttiva 2000/31, è necessario rispondere alla seconda domanda.
B. La seconda domanda
- Con la sua seconda questione, che sostiene in caso di risposta affermativa alla prima questione, il giudice del rinvio cerca, in sostanza, di verificare se i requisiti stabiliti dalla legge Hoguet possano essere applicati all'AIRBNB Ireland in quanto fornitore di servizi della società dell'informazione.
- Ammissibilità
- Il governo francese sostiene, in primo luogo, che la Corte è manifestamente incompetente a risolvere tale questione. Secondo tale governo, la seconda questione comporta la determinazione se AIRBNB Ireland rientri nell'ambito di applicazione ratione materiae della legge Hoguet, che è una questione di interpretazione del diritto nazionale e, di conseguenza, di competenza esclusiva del giudice del rinvio.
- In subordine, il governo francese sostiene che la seconda questione sarebbe ancora manifestamente irricevibile in quanto non soddisfa i requisiti di cui all'articolo 94 del regolamento di procedura della Corte di giustizia, poiché non specifica se l'AIRBNB Ireland rientri nell'ambito di applicazione ratione materiae della legge Hoguet. (41)
- Non condivido le riserve espresse dal governo francese in merito all'ammissibilità della seconda domanda.
- In tale contesto, va notato che, nell'ambito della sua argomentazione alternativa, il governo francese riconosce che si potrebbe ritenere che il giudice del rinvio indichi implicitamente che AIRBNB Ireland rientra nell'ambito di applicazione della legge Hoguet. Infatti, la seconda questione non riguarda l'applicabilità di tale legge ad AIRBNB Ireland, ma l'opponibilità a tale impresa delle norme restrittive della legge Hoguet.
- Inoltre, una domanda di pronuncia pregiudiziale beneficia di una presunzione di pertinenza ed è quindi solo in casi rari ed estremi che la Corte si rifiuterà di rispondere a tale richiesta, in particolare se è evidente che il diritto dell'Unione non può essere applicato alle circostanze della controversia nel procedimento principale (42) , il che non è il caso in questione. In realtà, mi sembra che la seconda domanda significhi che il giudice del rinvio si chiede se uno Stato membro diverso da quello nel cui territorio è stabilito un prestatore di un servizio della società dell'informazione (lo Stato membro d'origine) possa, mediante norme come quelle previste dalla legge Hoguet, imporre effettivamente determinati requisiti a tale prestatore. Come emerge dalla discussione tra le parti, la questione può essere affrontata da diversi strumenti del diritto dell'UE.
- Fatte salve le considerazioni di cui sopra, va notato che all'udienza il governo francese ha dichiarato che i requisiti stabiliti dalla legge Hoguet non si applicano ai fornitori di servizi come AIRBNB Ireland.
- In ogni caso, spetta al giudice nazionale determinare l'esatta portata della legge nazionale. È quindi opportuno rispondere alla seconda questione, lasciando al giudice del rinvio il compito di affrontare la questione della portata della legge Hoguet.
- Sostanza
(a) L'applicabilità della direttiva 2005/36/CE
- AHTOP sostiene che l'applicabilità della legge Hoguet nei confronti di AIRBNB Ireland dovrebbe essere valutata alla luce della Direttiva 2005/36/CE (43), che autorizza gli Stati membri ad applicare standard professionali ed etici, e standard relativi alla responsabilità, a determinate professioni.
- D'altro canto, AIRBNB Ireland sostiene, in primo luogo, che la direttiva 2000/31 non contiene alcuna esclusione che implichi che le disposizioni della direttiva 2005/36 prevalgano su quelle della precedente direttiva.
- In secondo luogo, l'AIRBNB Ireland sostiene che dall'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2005/36 e dalla sentenza nella causa X-Steuerberatungsgesellschaft (44) si evince che tale direttiva non si applica alla situazione del caso di specie, in quanto l'AIRBNB Ireland non si sposta nel territorio francese per esercitare la propria professione.
- Va notato, innanzitutto, che, ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2005/36, il principio della libera prestazione di servizi, nella misura in cui riguarda le restrizioni relative alle qualifiche professionali, si applica solo quando il prestatore di servizi si trasferisce nel territorio dello Stato membro ospitante per esercitare, in modo temporaneo e occasionale, la propria professione. Nulla indica che AIRBNB Ireland si trovi in tale situazione. Pertanto, non beneficia del principio della libera prestazione di servizi garantito dall'articolo 5 della Direttiva 2005/36.
- Nella sentenza nella causa X-Steuerberatungsgesellschaft (45), su cui si basa AIRBNB Ireland, la Corte ha affermato che in una situazione del genere il prestatore di servizi non poteva nemmeno invocare il principio della libera prestazione di servizi garantito dalla direttiva 2006/123/CE (46) e che, di conseguenza, era necessario valutare le condizioni di accesso a una professione con riferimento al trattato FUE. (47)
- Nel caso di specie, si pone quindi la questione del rapporto tra, da un lato, la direttiva 2000/31 e il principio della libera circolazione dei servizi della società dell'informazione e, dall'altro, il potere degli Stati membri di regolamentare le condizioni di accesso a una professione.
- In letteratura è stato suggerito che le condizioni di accesso a una professione non possono essere applicate a un prestatore che offre servizi con l'ausilio di Internet. (48) In realtà, il campo coordinato comprende, in particolare, i requisiti relativi all'accesso all'attività di un servizio della società dell'informazione, come quelli relativi alle qualifiche, all'autorizzazione o alla notifica, anche se tali requisiti sono di natura generale. (49) Inoltre, a differenza della direttiva 2006/123, (50) la direttiva 2000/31 non contiene alcuna esclusione che preveda che la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione non incida sui requisiti relativi all'accesso a una professione regolamentata.
- Di conseguenza, almeno per quanto riguarda i requisiti relativi all'accesso a una professione regolamentata, un prestatore di servizi che fornisce un servizio della società dell'informazione in uno Stato membro d'origine può fare affidamento sulla libera circolazione dei servizi garantita dalla direttiva 2000/31. (51) Poiché tale questione è disciplinata dalla direttiva 2000/31, non è necessario valutarla alla luce del diritto primario. (52)
(b) L'applicabilità della direttiva 2007/64/CE
- La Commissione sostiene che i servizi forniti da AIRBNB Payments UK sono potenzialmente soggetti alla direttiva 2007/64/CE. (53)
- Poiché la seconda domanda è posta nel caso in cui la Corte dovesse rispondere affermativamente alla prima domanda, il che significa che l'AIRBNB Ireland beneficia del principio della libertà di fornire servizi della società dell'informazione garantito dalla direttiva 2000/31, limiterò la mia analisi della seconda domanda a tale direttiva.
- Inoltre, poiché la domanda di pronuncia pregiudiziale non menziona la direttiva 2007/64 e l'AIRBNB Payments UK non è parte del procedimento principale, non ritengo opportuno, in assenza di chiarimenti da parte del giudice del rinvio e di osservazioni delle parti diverse dalla Commissione, affrontare le questioni che potrebbero sorgere ai sensi di tale direttiva. Infatti, la Corte non dispone di informazioni sufficienti per analizzarle d'ufficio.
(c) la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione e il suo ambito di applicazione
- Va notato subito che, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2000/31, ogni Stato membro deve garantire che i servizi della società dell'informazione forniti da un prestatore di servizi stabilito nel suo territorio siano conformi alle disposizioni nazionali applicabili nello Stato membro in questione che rientrano nel settore coordinato, come definito all'articolo 2, lettera h), di tale direttiva. Al contrario, ad eccezione dei casi di cui all'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31, l'articolo 3, paragrafo 2, della stessa direttiva vieta agli altri Stati membri, per motivi che rientrano nel campo coordinato, di limitare la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione.
- I servizi della società dell'informazione beneficiano della libera circolazione garantita dalla direttiva 2000/31 solo per quanto riguarda i settori che rientrano nel campo di applicazione di tale direttiva. L'articolo 1, paragrafo 5, della direttiva 2000/31 stabilisce i settori e le questioni a cui la direttiva non si applica, ma il presente caso non riguarda nessuno di essi. (54)
- Inoltre, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3, della direttiva 2000/31, i servizi della società dell'informazione non possono beneficiare della libera circolazione per quanto riguarda i settori indicati nell'allegato di tale direttiva. I requisiti stabiliti dalla legge Hoguet non rientrano in uno di questi settori. (55)
- I requisiti relativi ai servizi della società dell'informazione, che rientrano nel campo coordinato, possono provenire dallo Stato membro di origine o - nei limiti imposti dalla Direttiva 2000/31, all'articolo 3(4) - da altri Stati membri.
- Il caso in esame riguarda quest'ultima situazione, in cui la legislazione di uno Stato membro diverso da quello d'origine è in grado di limitare i servizi della società dell'informazione e, di conseguenza, rientra prima facie nell'ambito di applicazione dell'articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2000/31. (56)
- Il settore coordinato, come definito all'articolo 2, lettera h), della direttiva 2000/31, letto alla luce del considerando 21 di tale direttiva, comprende i requisiti relativi all'accesso all'attività di un servizio della società dell'informazione e all'esercizio di tale attività, sia che abbiano carattere generale sia che siano stati concepiti specificamente per tali servizi o per i loro fornitori. (57) I requisiti stabiliti dalla legge Hoguet sembrano quindi rientrare nel campo coordinato.
- Affinché un requisito stabilito da uno Stato membro diverso da quello in cui è stabilito il prestatore di servizi della società dell'informazione possa essere fatto valere nei confronti di tale prestatore e comportare una restrizione alla libera circolazione di tali servizi, tale requisito deve essere una misura che soddisfi le condizioni sostanziali e procedurali di cui all'articolo 3, paragrafo 4, lettere a) e b), rispettivamente, della direttiva 2000/31.
(d) Le misure di deroga alla Direttiva 2000/31
- Va subito notato che la legge Hoguet, adottata nel 1970, è precedente alla direttiva 2000/31. È quindi ovvio che i requisiti stabiliti da tale legge non sono stati formulati ab initio come misure previste dall'articolo 3, paragrafo 4, di tale direttiva. Inoltre, la direttiva 2000/31 non contiene una clausola che autorizzi gli Stati membri a mantenere le misure precedenti che potrebbero limitare la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione.
- Tuttavia, non posso escludere del tutto la possibilità che una misura precedente alla direttiva 200/31 o adottata sulla base di una legislazione precedente, purché soddisfi le condizioni di cui all'articolo 3, paragrafo 4, di tale direttiva, possa limitare la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione.
- Inoltre, dalla formulazione dell'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), della direttiva 2000/31 si evince che uno Stato membro può derogare all'articolo 3, paragrafo 2, di tale direttiva con due tipi di misure: quelle soggette alle condizioni procedurali di cui all'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), di tale direttiva e quelle non soggette a tali condizioni, ossia, almeno in alcuni casi, le misure adottate nell'ambito di procedimenti giudiziari. (58)
- Va notato che, nelle circostanze del caso di specie, se AIRBNB Ireland sarà ritenuta penalmente responsabile alla fine del procedimento principale dipende dalla risposta alla domanda preliminare se tale fornitore di servizi fosse obbligato a soddisfare i requisiti stabiliti dalle disposizioni della legge Hoguet. Questo, a mio avviso, è il motivo per cui il giudice del rinvio si chiede se le norme sull'esercizio della professione di agente immobiliare possano essere applicate a tale fornitore di servizi.
- Chiarito ciò, procederò ora ad analizzare le condizioni previste dall'articolo 3, paragrafo 4, lettere a) e b), della direttiva 2000/31.
(e) Condizioni sostanziali
- Innanzitutto, dall'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), punto i), della direttiva 2000/31 si evince che le deroghe alla libera circolazione dei servizi della società dell'informazione sono consentite, in particolare, quando sono necessarie per motivi di ordine pubblico, di tutela della salute pubblica, di pubblica sicurezza o di protezione dei consumatori. I requisiti stabiliti dalla legge Hoguet sembrano essere finalizzati alla protezione dei consumatori.
- Inoltre, secondo l'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), punto ii), della direttiva 2000/31, tali deroghe possono essere applicate quando un servizio della società dell'informazione interessato da una misura adottata da uno Stato membro diverso da quello di origine pregiudica tale obiettivo o presenta un rischio serio e grave di pregiudicarlo.
- Infine, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), punto iii), della direttiva 2000/31, tali deroghe devono essere proporzionate.
- Nell'ordinanza di rinvio non vi è nulla che consenta di stabilire se una normativa come quella oggetto della causa principale soddisfi tali requisiti.
- Ciò premesso, spetta a uno Stato membro che intenda limitare la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione per motivi che rientrano nel campo coordinato dimostrare che sono soddisfatte le condizioni sostanziali di cui all'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), della direttiva 2000/31.
- Infatti, in assenza di chiarimenti in merito alla necessità di adottare la misura in questione e alla possibilità che il servizio dell'AIRBNB Ireland pregiudichi uno degli obiettivi specificati all'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), punto i), della direttiva 2000/31, la seconda domanda non può essere intesa altrimenti che come volta a verificare se uno Stato membro diverso da quello di origine possa essere autorizzato a imporre, di propria iniziativa e senza esaminare le condizioni sostanziali, i requisiti relativi all'esercizio della professione di agente immobiliare ai fornitori di una categoria di servizi della società dell'informazione.
- Ritengo che la direttiva 2000/31 precluda a uno Stato membro la possibilità di limitare, in tali circostanze e con tali modalità, la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione provenienti da un altro Stato membro.
- In primo luogo, l'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2000/31 impone agli Stati membri d'origine l'obbligo di garantire che i servizi della società dell'informazione forniti da un prestatore di servizi stabilito nel loro territorio siano conformi alle disposizioni nazionali applicabili negli Stati membri che rientrano nel settore coordinato. (59) In contrasto con tale obbligo generale, per non "diluire" il principio sancito dall'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2000/31, l'articolo 3, paragrafo 4, di tale direttiva potrebbe essere inteso come un'autorizzazione per gli Stati membri diversi dallo Stato membro d'origine a derogare alla libera circolazione dei servizi solo in modo indiretto.
- In secondo luogo, l'articolo 3 della direttiva 2000/31 deve essere interpretato in modo da garantire la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione tra gli Stati membri. (60) Se anche gli Stati membri diversi dallo Stato membro d'origine fossero competenti ad applicare di propria iniziativa, a tutti i prestatori di una categoria di servizi della società dell'informazione, misure di carattere generale e astratto, il principio della libera circolazione di tali servizi risulterebbe notevolmente indebolito. Infatti, l'articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2000/31 garantisce al prestatore di servizi della società dell'informazione un certo grado di certezza giuridica: fatte salve le deroghe autorizzate ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31, tale prestatore di servizi non può essere soggetto a requisiti più severi di quelli previsti dalla legge materiale in vigore nello Stato membro in cui è stabilito.
- In terzo luogo, le misure adottate sulla base dell'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31 non riguardano i servizi della società dell'informazione o i loro fornitori, ma un determinato servizio.
- In quarto luogo, per stabilire se un servizio della società dell'informazione pregiudica un determinato obiettivo o presenta un rischio serio e grave di pregiudicare tale obiettivo, è opportuno, a mio avviso, esaminare in ogni caso le circostanze del caso.
- Infine, in quinto luogo, le considerazioni che precedono sono corroborate dalle condizioni procedurali che uno Stato membro che intenda limitare la libera circolazione dei servizi deve soddisfare e sulle quali tornerò più avanti. (61) Va notato che, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), della direttiva 2000/31, uno Stato membro che intenda adottare misure di deroga all'articolo 3, paragrafo 2, di tale direttiva deve prima notificare alla Commissione la sua intenzione di farlo e chiedere allo Stato membro d'origine di adottare misure relative ai servizi della società dell'informazione. In assenza di una risposta adeguata da parte dello Stato membro d'origine, tale Stato membro può adottare le misure previste. Queste condizioni procedurali confermano chiaramente che le misure di cui all'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31 possono essere adottate solo su base ad hoc.
- Per questi motivi, ritengo che uno Stato membro diverso da quello di origine possa derogare alla libera circolazione dei servizi della società dell'informazione solo con misure adottate "caso per caso". (62)
- Inoltre, ritengo che i requisiti stabiliti dalla legge Hoguet possano sollevare dubbi sulla loro proporzionalità. Dalla discussione tra le parti all'udienza deduco che non è certo che, sulla base della legge Hoguet, AIRBNB Ireland possa diventare titolare di una licenza professionale. Tuttavia, sulla base delle informazioni fornite dal giudice del rinvio nella sua richiesta, la Corte non è in grado di pronunciarsi su questo punto.
- In ogni caso, spetta al giudice del rinvio verificare se, tenuto conto di tutti gli elementi portati alla sua attenzione, le misure in questione siano necessarie per garantire la tutela dei consumatori e non vadano oltre quanto richiesto per raggiungere l'obiettivo perseguito.
(f) Condizioni procedurali
- Per ricordare che l'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), della direttiva 2000/31 stabilisce che uno Stato membro che intenda adottare misure che limitino la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione provenienti da un altro Stato membro deve prima notificare la sua intenzione alla Commissione e chiedere allo Stato membro di origine di adottare misure relative ai servizi della società dell'informazione.
- Non risulta che la Repubblica francese abbia chiesto all'Irlanda di adottare misure relative ai servizi della società dell'informazione.
- Né risulta che la condizione relativa alla notifica alla Commissione sia stata soddisfatta, sia durante che dopo il periodo di recepimento della direttiva 2000/31.
- Dalla giurisprudenza costante della Corte risulta che la mancata notifica delle regole tecniche, come previsto dalla direttiva 2015/1535, comporta l'inapplicabilità di tali regole tecniche e la loro impossibilità di essere applicate ai singoli. (63) La conseguenza giuridica è la stessa in caso di mancata notifica alla Commissione prevista dall'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31? (64)
- In tale contesto va osservato che, nelle sue conclusioni nella causa Enichem Base e a. (65), l'Avvocato generale Jacobs ha operato una distinzione tra, da un lato, gli obblighi di informazione della Commissione accompagnati da disposizioni specifiche che consentono alla Commissione e ai vari Stati membri di formulare osservazioni sui progetti notificati e che impongono agli Stati membri, in determinate circostanze, di rinviare l'adozione di tali progetti per determinati periodi e, dall'altro, gli obblighi di notifica alla Commissione che non sono circoscritti da tali procedure. L'Avvocato generale Jacobs ha poi affermato che, in assenza di una procedura prescritta per la sospensione dell'introduzione della misura in questione o per il controllo comunitario, non si può sostenere che la mancata comunicazione alla Commissione abbia avuto l'effetto di rendere illegali le misure (66).
- Nella sua sentenza, la Corte ha affermato che, in assenza di una procedura di controllo comunitario dei progetti di norme e qualora l'attuazione delle norme previste non sia stata subordinata all'accordo della Commissione o alla mancata obiezione da parte di quest'ultima, una norma che impone agli Stati membri di informare la Commissione di tali progetti di norme e di tali norme non conferisce ai singoli alcun diritto che essi possano far valere dinanzi ai giudici nazionali per il fatto che le norme sono state adottate senza essere state previamente comunicate alla Commissione. (67)
- Allo stesso modo, nella successiva giurisprudenza relativa alla mancata notifica delle misure previste dalle direttive che hanno preceduto la direttiva 2015/1535, la Corte ha osservato che gli strumenti giuridici che comportano la sanzione dell'inapplicabilità a causa di tale omissione prevedono una procedura di controllo dell'Unione sui progetti di regolamento e subordinano la data della loro entrata in vigore all'accordo o alla mancata opposizione della Commissione. (68)
- È alla luce di tali considerazioni giurisprudenziali che occorre determinare gli effetti della mancata notifica prevista dalla direttiva 2000/31.
- È vero che l'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31 non autorizza la Commissione ad annullare o cancellare gli effetti di una misura nazionale. D'altro canto, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 6, di tale direttiva, la Commissione può chiedere allo Stato membro interessato di astenersi dall'adottare le misure proposte o di porre fine con urgenza alle misure in questione. Inoltre, la Commissione può avviare una procedura di infrazione nei confronti dello Stato membro che non abbia rispettato l'obbligo di astenersi dall'adottare una misura o di porvi fine. (69)
- Inoltre, in casi urgenti, l'articolo 3(5) della Direttiva 2000/31 autorizza gli Stati membri ad adottare misure che limitano la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione. In casi urgenti, le misure devono essere notificate alla Commissione nel più breve tempo possibile. Ne deduco che, prima facie, una misura può produrre i suoi effetti senza che sia subordinata, prima della data di entrata in vigore, all'accordo o alla mancata opposizione della Commissione.
- Né la direttiva 2015/1535 conferisce alla Commissione il potere di annullare o sospendere l'entrata in vigore dei regolamenti nazionali. Al contrario, tale direttiva richiede che gli Stati membri si conformino alle istruzioni della Commissione.
- Inoltre, ai sensi della Direttiva 2015/1535, uno Stato membro può anche ricorrere alla procedura d'urgenza qualora ritenga necessario preparare le norme tecniche in tempi molto brevi.
- Per questi motivi, vista l'analogia tra la procedura di controllo delle regole tecniche prevista dalla direttiva 2015/1535 e quella relativa alle misure che limitano la libera circolazione dei servizi della società dell'informazione, ritengo che, ai sensi della direttiva 2000/31, la mancata notifica comporti la sanzione della non applicabilità di una misura nei confronti del prestatore di tali servizi.
- Alla luce di tali considerazioni, propongo di rispondere alla seconda questione dichiarando che l'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31 deve essere interpretato nel senso che uno Stato membro diverso da quello nel cui territorio è stabilito un prestatore di un servizio della società dell'informazione non può, per motivi che rientrano nel settore coordinato, limitare la libera circolazione di tali servizi basandosi, nei confronti di un prestatore di servizi della società dell'informazione, di propria iniziativa e senza che sia necessario un esame delle condizioni sostanziali, su requisiti come quelli relativi all'esercizio della professione di agente immobiliare, previsti dalla legge Hoguet.
VI. Conclusioni
- Alla luce di tutte le considerazioni che precedono, propongo alla Corte di rispondere alle questioni pregiudiziali presentate dal giudice istruttore del Tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi) (Francia) come segue:
(1) L'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno ("direttiva sul commercio elettronico"), in combinato disposto con l'articolo 1, lettera b), della direttiva (UE) 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, deve essere interpretato nel senso che un servizio consistente nel mettere in contatto, tramite una piattaforma elettronica, potenziali ospiti con padroni di casa che offrono alloggi di breve durata, in una situazione in cui il prestatore di tale servizio non esercita un controllo sulle modalità essenziali della prestazione di tali servizi, costituisce un servizio della società dell'informazione ai sensi di tali disposizioni.
(2) L'art. 3, n. 4, della direttiva 2000/31 deve essere interpretato nel senso che uno Stato membro diverso da quello nel cui territorio è stabilito un prestatore di un servizio della società dell'informazione non può, per motivi che rientrano nel settore coordinato, limitare la libera circolazione di tali servizi facendo valere, nei confronti di un prestatore di servizi della società dell'informazione, di propria iniziativa e senza che sia necessario un esame delle condizioni sostanziali, su requisiti come quelli relativi all'esercizio della professione di agente immobiliare, previsti dalla legge n. 70-9 del 2 gennaio 1970 che disciplina le condizioni di esercizio delle attività relative a talune operazioni riguardanti i beni immobili e i beni aziendali.
1 Lingua originale: Francese.
2 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 48).
3 Sentenza del 10 aprile 2018 (C-320/16, EU:C:2018:221, punto 27).
4 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio dell'8 giugno 2000 relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno ("Direttiva sul commercio elettronico") (GU L 178, pag. 1).
5 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (GU 2015 L 241, pag. 1). Si veda l'articolo 10 di tale direttiva.
6 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998 che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche (GU L 204, pag. 37), modificata dalla direttiva 98/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 luglio 1998 (GU L 217, pag. 18) (in prosieguo: la "direttiva 98/34").
7 Si veda l'articolo 10 della direttiva 2015/1535.
8 JORF del 4 gennaio 1970, pag. 142.
9 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981).
10 Sentenza del 10 aprile 2018 (C-320/16, EU:C:2018:221).
11 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981).
12 Cfr. https://www.airbnb.co.uk/terms#eusec7.
13 Sentenza del 12 luglio 2011 (C-324/09, EU:C:2011:474, punto 109).
14 C-434/15, EU:C:2017:364, punto 27.
15 Sentenza dell'11 settembre 2014 (C-291/13, EU:C:2014:2209, punti 28 e 29).
16 Sentenza del 23 marzo 2010 (da C-236/08 a C-238/08, EU:C:2010:159, punti 23 e 110).
17 Si veda il mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 33).
18 Sentenza del 2 dicembre 2010 (C-108/09, EU:C:2010:725, punti da 32 a 38).
19 Si veda il mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 35).
20 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 34).
21 Cfr. sentenza del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 35).
22 Cfr. sentenza del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 38). (enfasi aggiunta).
23 Si veda la sentenza del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 39).
24 Si veda la sentenza del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 39).
25 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981).
26 Sentenza del 10 aprile 2018 (C-320/16, EU:C:2018:221).
27 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981).
28 Sentenza del 10 aprile 2018 (C-320/16, EU:C:2018:221).
29 Si veda la sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 38).
30 Si veda anche il mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 43). A tal proposito, si veda anche Van Cleynenbreuel, P., "Le droit de l'Union européenne ne se prête-t-il pas (encore) à l'ubérisation des services?", Revue de la Faculté de droit de l'Université de Liège, n. 1, 2018, pag. 114.
31 Si veda il mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 31).
32 Sentenza del 20 dicembre 2017 (C-434/15, EU:C:2017:981).
33 Sentenza del 10 aprile 2018 (C-320/16, EU:C:2018:221).
34 Cfr. sentenze del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 39), e del 10 aprile 2018, Uber France (C-320/16, EU:C:2018:221, punto 21).
35 Si vedano i miei pareri nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 51) e nella causa Uber France (C-320/16, EU:C:2017:511, punti 15, 16 e 20).
36 Si veda il mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 50).
37 Si veda il mio parere nella causa Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:364, punto 34).
38 Sentenza del 2 dicembre 2010 (C-108/09, EU:C:2010:725).
39 Sentenza del 2 dicembre 2010 (C-108/09, EU:C:2010:725).
40 Si veda, per analogia, la sentenza del 2 dicembre 2010, Ker-Optika (C-108/09, EU:C:2010:725, punto 41).
41 In ulteriore subordine, il governo francese sostiene nelle sue osservazioni scritte che il procedimento penale avviato a seguito della presentazione di una denuncia e di una domanda di costituzione di parte civile deve essere considerato come una controversia tra privati. La direttiva 2003/31 non può quindi essere invocata nella controversia oggetto del procedimento principale e, di conseguenza, la seconda questione è di natura ipotetica. All'udienza, tuttavia, il governo francese sembra ritirare l'argomento relativo al carattere ipotetico della seconda questione. In ogni caso, nulla indica che la controversia sottoposta al giudice del rinvio sia una controversia tra due persone. Inoltre, dal quadro normativo esplicito dell'ordinanza di rinvio emerge che un procedimento penale avviato a seguito della presentazione di una denuncia e di una richiesta di costituzione di parte civile potrebbe comportare l'irrogazione di sanzioni penali.
42 Si veda, in particolare, la sentenza del 7 luglio 2011, Agafiţei e altri (C-310/10, EU:C:2011:467, punto 28).
43 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (GU 2005, L 255, pag. 22).
44 Sentenza del 17 dicembre 2015 (C-342/14, EU:C:2015:827, punto 35).
45 Sentenza del 17 dicembre 2015 (C-342/14, EU:C:2015:827).
46 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno (GU 2006, L 376, pag. 36).
47 Ai sensi dell'articolo 17, paragrafo 6, della direttiva 2006/123, il principio della libera prestazione di servizi di cui all'articolo 16 di tale direttiva non si applica alle materie disciplinate dal titolo II della direttiva 2005/36 o ai requisiti dello Stato membro in cui il servizio è prestato che riservano un'attività a una particolare professione. Cfr. sentenza del 17 dicembre 2015, X-Steuerberatungsgesellschaft (C-342/14, EU:C:2015:827, punto 35).
48 Si veda, in particolare, Hatzopoulos, V., The Collaborative Economy and EU Law, Hart Publishing, Oxford-Portland, 2018, pag. 41.
49 Si veda l'articolo 2, lettera h) della Direttiva 2000/31. Si veda anche Lodder, A.R., & Murray, A.D. (Eds.), EU Regulation of E-Commerce: A Commentary, Edward Elgar Publishing, Cheltenham-Northampton, 2017, p. 29.
50 Si veda la nota 47.
51 Si veda, a questo proposito, Guida all'uso - Direttiva 2005/36/CE - Tutto quello che c'è da sapere sul riconoscimento delle qualifiche professionali, https://ec.europa.eu, pag. 15.
52 Si veda, in tal senso, la sentenza del 23 febbraio 2016, Commissione contro Ungheria (C-179/14, EU:C:2016:108, punto 118). Si veda anche il mio parere nelle cause riunite X e Visser (C-360/15 e C-31/16, EU:C:2017:397, punto 152).
53 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 97/7/CE, 2002/65/CE, 2005/60/CE e 2006/48/CE, che abroga la direttiva 97/5/CE (GU 2007, L 319, pag. 1).
54 Dall'articolo 1, paragrafo 5, della direttiva 2000/31 si evince che tale direttiva non si applica al settore fiscale, alle questioni relative al trattamento dei dati personali e a quelle relative agli accordi o alle pratiche disciplinate dal diritto dei cartelli o a determinate attività dei servizi della società dell'informazione, di cui all'articolo 1, paragrafo 5, lettera d), della stessa direttiva.
55 Si veda l'allegato alla direttiva 2000/31. Sul funzionamento dell'articolo 3, paragrafo 3, di tale direttiva, cfr. sentenza del 29 novembre 2017, VCAST (C-265/16, EU:C:2017:913, punti 24 e 25). Si veda anche il mio parere nella causa VCAST (C-265/16, EU:C:2017:649, punto 19).
56 Si veda, al contrario, la sentenza dell'11 settembre 2014, Papasavvas (C-291/13, EU:C:2014:2209, punto 35).
57 Per contro, i requisiti che non rientrano nell'area coordinata e che non sono armonizzati a livello UE devono essere valutati, se necessario, alla luce del diritto primario. Si veda, a tal proposito, la sentenza del 14 febbraio 2008, Dynamic Medien (C-244/06, EU:C:2008:85, paragrafo 23). Si veda anche Lodder, A.R., "Directive 2000/31/EC on certain legal aspects of information society services, in particular electronic commerce, in the internal market" (Direttiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno), in Lodder, A.R., & Murray, A.D. (Eds.), EU Regulation of E-Commerce: A Commentary, Edward Elgar Publishing, Cheltenham-Northampton, 2017, pag. 31.
58 Si veda anche il considerando 25 della direttiva 2000/31, che stabilisce che i tribunali nazionali, compresi i tribunali civili, che si occupano di controversie di diritto privato possono adottare misure di deroga alla libertà di fornire servizi della società dell'informazione in conformità con le condizioni stabilite nella direttiva stessa. Inoltre, secondo il considerando 26 della direttiva 2000/31, gli Stati membri, in conformità con le condizioni stabilite dalla direttiva stessa, possono applicare le norme nazionali in materia di diritto penale e di procedimenti penali al fine di adottare tutte le misure investigative e di altro tipo necessarie per l'individuazione e il perseguimento dei reati, senza che sia necessario notificare tali misure alla Commissione.
59 Si veda la sentenza del 25 ottobre 2011, eDate Advertising e altri (C-509/09 e C-161/10, EU:C:2011:685, paragrafo 61). Cfr. anche D'Acunto, S., "La directive 98/48 prévoyant un mécanisme de transparence règlementaire pour les information society services: un premier bilan après douze mois de fonctionnement", Revue du droit de l'Union européenne, n. 3, 2000, p. 628.
60 Si veda la sentenza del 25 ottobre 2011, eDate Advertising e altri (C-509/09 e C-161/10, EU:C:2011:685, punto 64).
61 Si vedano i punti da 138 a 150 del presente parere.
62 Cfr. Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e alla Banca centrale europea - Applicazione ai servizi finanziari dell'articolo 3, paragrafi da 4 a 6, della direttiva sul commercio elettronico (COM/2003/0259 definitivo, punti 1 e 2.1.2); Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo - Prima relazione della Commissione sull'applicazione della direttiva [2000/31] del 21 novembre 2003 (COM(2003) 702 definitivo, punto 4.1). Si veda anche Crabit, E., "La directive sur le commerce électronique. Le projet "Méditerranée"", Revue du Droit de l'Union Européenne, n. 4, 2000, pp. 762 e 792; Gkoutzinis, A., Internet Banking and the Law in Europe: Regulation, Financial Integration and Electronic Commerce, Cambridge University Press, Cambridge-New York, 2006, p. 283.
63 Si veda, di recente, la sentenza del 7 agosto 2018, Smith (C-122/17, EU:C:2018:631, punti 52 e 53). Si veda anche il mio parere nella causa Uber France (C-320/16, EU:C:2017:511, punto 37).
64 Va osservato che, se i requisiti stabiliti dalla legge Hoguet fossero considerati misure ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31, non si porrebbe la questione del collegamento tra l'obbligo di notifica previsto dalla direttiva 2000/31 e quello previsto dalla direttiva 2015/1535. Per essere qualificato come "regola tecnica", soggetta all'obbligo di notifica ai sensi di quest'ultima direttiva, un requisito stabilito dal diritto nazionale deve avere lo scopo e l'oggetto specifici di disciplinare i servizi della società dell'informazione in modo esplicito e mirato (cfr. le mie conclusioni nella causa Uber France, C-320/16, EU:C:2017:511, punti da 24 a 33). Tuttavia, non è questa la situazione nel caso di specie. Né, come risulta dalla giurisprudenza della Corte, le disposizioni nazionali che subordinano l'esercizio di un'attività commerciale a un'autorizzazione preventiva costituiscono regole tecniche (cfr. sentenza del 20 dicembre 2017, Falbert e a., C-255/16, EU:C:2017:983, punto 16). In sostanza, la legge Hoguet subordina l'esercizio dell'attività di agente immobiliare all'ottenimento di una licenza professionale.
65 380/87, non pubblicato, EU:C:1989:135.
66 Si vedano le conclusioni dell'Avvocato Generale Jacobs nella causa Enichem Base e altri (380/87, non pubblicata, EU:C:1989:135, punto 14).
67 Si veda la sentenza del 13 luglio 1989, Enichem Base e altri (380/87, EU:C:1989:318, punti 20 e 24).
68 Si veda la sentenza del 26 settembre 2000, Unilever (C-443/98, EU:C:2000:496, paragrafo 43).
69 Cfr. Crabit, E., "La directive sur le commerce électronique. Le projet "Méditerranée"", Revue du droit de l'Union européenne, n. 4, 2000, p. 791, e Kightlinger, M.F., "A Solution to the Yahoo! Problem? The EC E-Commerce Directive as a Model for International Cooperation on Internet Choice of Law", Michigan Journal of International Law, vol. 24, n. 3, 2003, p. 737.
SENTENZA DELLA CORTE (Grande Camera)
19 dicembre 2019 (*)
(Rinvio pregiudiziale - Direttiva 2000/31/CE - Servizi della società dell'informazione - Direttiva 2006/123/CE - Servizi - Collegamento dei locatori, imprese o persone fisiche, che dispongono di un alloggio da affittare con le persone che cercano tale tipo di alloggio - Qualifica - Normativa nazionale che impone talune restrizioni all'esercizio della professione di agente immobiliare - Direttiva 2000/31/CE - Art. 3, n. 4, lett. b), secondo trattino - Obbligo di notifica delle misure che limitano la libera prestazione dei servizi della società dell'informazione - Mancata notifica - Esecutività - Procedimento penale con azione civile accessoria)
Nella causa C-390/18,
RICHIESTA di pronuncia pregiudiziale ai sensi dell'articolo 267 TFUE da parte del giudice istruttore del tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi, Francia), formulata con decisione del 7 giugno 2018, pervenuta alla Corte il 13 giugno 2018, nel procedimento penale contro
X,
intervenienti:
YA,
Airbnb Irlanda UC,
Hôtelière Turenne SAS,
Association pour un hébergement et un tourisme professionnels (AHTOP),
Valhotel,
LA CORTE (Grande Camera),
composto da K. Lenaerts, presidente, R. Silva de Lapuerta, vicepresidente, A. Arabadjiev, E. Regan, P.G. Xuereb e L.S. Rossi, presidenti di sezione, E. Juhász, M. Ilešič, J. Malenovský, D. Šváby (relatore) e N. Piçarra, giudici,
Avvocato generale: M. Szpunar,
Registrar: V. Giacobbo-Peyronnel, Amministratore,
vista la procedura scritta e a seguito dell'udienza del 14 gennaio 2019,
dopo aver esaminato le osservazioni presentate a nome di:
- Airbnb Ireland UC, di D. Van Liedekerke, O.W. Brouwer e A.A.J. Pliego Selie, advocaten,
- l'Association pour un hébergement et un tourisme professionnels (AHTOP), da B. Quentin, G. Navarro e M. Robert, avvocati,
- dal governo francese, da E. de Moustier e R. Coesme, in qualità di agenti,
- il governo ceco, da M. Smolek, J. Vláčil e T. Müller, in qualità di agenti,
- il Governo spagnolo, da M.J. García-Valdecasas Dorrego, in qualità di agente,
- il governo lussemburghese, inizialmente da D. Holderer e successivamente da T. Uri, in qualità di agenti,
- la Commissione europea, da L. Malferrari, É. Gippini Fournier e S.L. Kalėda, in qualità di agenti,
sentite le conclusioni dell'Avvocato generale all'udienza del 30 aprile 2019,
dà il seguente risultato
Giudizio
1 La presente domanda di pronuncia pregiudiziale riguarda l'interpretazione dell'articolo 3 della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno ("direttiva sul commercio elettronico") (GU L 178, pag. 1).
2 La richiesta è stata avanzata nell'ambito di un procedimento penale a carico di X, tra l'altro, per aver gestito somme di denaro per attività di mediazione e gestione di immobili e imprese da parte di una persona priva di licenza professionale.
Contesto legale
Diritto dell'UE
Direttiva 98/34
3 L'articolo 1, primo comma, punto 2, della direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 giugno 1998, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (GU L 204, pag. 37), come modificata dalla direttiva 98/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 luglio 1998 (GU L 217, pag. 18) (in prosieguo: la "direttiva 98/34"), prevede quanto segue:
Ai fini della presente direttiva, si applicano i seguenti significati:
...
- "servizio", qualsiasi servizio della società dell'informazione, vale a dire qualsiasi servizio normalmente fornito a pagamento, a distanza, per via elettronica e su richiesta individuale di un destinatario di servizi.
Ai fini della presente definizione:
- "a distanza" significa che il servizio viene fornito senza che le parti siano contemporaneamente presenti,
- Per "per via elettronica" si intende che il servizio viene inviato inizialmente e ricevuto a destinazione per mezzo di apparecchiature elettroniche per l'elaborazione (compresa la compressione digitale) e la memorizzazione di dati, e che viene interamente trasmesso, trasportato e ricevuto via cavo, via radio, con mezzi ottici o con altri mezzi elettromagnetici,
- "su richiesta individuale di un destinatario di servizi" significa che il servizio è fornito attraverso la trasmissione di dati su richiesta individuale.
...'
Direttiva (UE) 2015/1535
4 La direttiva (UE) 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (GU L 241, pag. 1) ha abrogato e sostituito la direttiva 98/34 a partire dal 7 ottobre 2015.
5 L'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535 recita:
Ai fini della presente direttiva, si applicano le seguenti definizioni:
...
(b) "servizio": qualsiasi servizio della società dell'informazione, vale a dire qualsiasi servizio normalmente fornito a pagamento, a distanza, per via elettronica e su richiesta individuale di un destinatario di servizi.
Ai fini della presente definizione:
(i) "a distanza" significa che il servizio è fornito senza che le parti siano contemporaneamente presenti;
(ii) "per via elettronica" significa che il servizio è inviato inizialmente e ricevuto a destinazione per mezzo di apparecchiature elettroniche per l'elaborazione (compresa la compressione digitale) e l'archiviazione di dati, e che è interamente trasmesso, trasportato e ricevuto via filo, via radio, con mezzi ottici o con altri mezzi elettromagnetici;
(iii) "su richiesta individuale di un destinatario di servizi" significa che il servizio è fornito attraverso la trasmissione di dati su richiesta individuale.
Un elenco indicativo dei servizi che non rientrano in questa definizione è riportato nell'Allegato I".
6 L'articolo 5, paragrafo 1, di tale direttiva prevede:
Fatto salvo l'articolo 7, gli Stati membri comunicano immediatamente alla Commissione qualsiasi progetto di regola tecnica, ad eccezione di quelli che si limitano a recepire il testo integrale di una norma internazionale o europea, nel qual caso sono sufficienti informazioni sulla norma in questione; essi comunicano inoltre alla Commissione i motivi che rendono necessaria l'adozione di tale regola tecnica, qualora non siano già stati specificati nel progetto.
...'
7 Ai sensi dell'articolo 10, secondo comma, della direttiva 2015/1535, i riferimenti alla direttiva 98/34 si intendono d'ora in poi come riferimenti alla direttiva 2015/1535.
Direttiva 2000/31
8 L'ottavo considerando della direttiva 2000/31 recita:
L'obiettivo della presente direttiva è quello di creare un quadro giuridico per garantire la libertà dei servizi della società dell'informazione tra gli Stati membri e non di armonizzare il settore del diritto penale in quanto tale".
9 Nella versione precedente all'entrata in vigore della direttiva 2015/1535, l'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31 definiva i "servizi della società dell'informazione" come servizi ai sensi dell'articolo 1, primo comma, punto 2, della direttiva 98/34. Dall'entrata in vigore di tale direttiva, tale riferimento deve essere inteso come fatto all'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535.
10 L'articolo 2, lettera h), della direttiva 2000/31 prevede:
h) "ambito coordinato": i requisiti previsti dagli ordinamenti giuridici degli Stati membri applicabili ai prestatori di servizi della società dell'informazione o ai servizi della società dell'informazione, indipendentemente dal fatto che siano di natura generale o specificamente concepiti per loro.
(i) Il campo coordinato riguarda i requisiti che il fornitore di servizi deve rispettare per quanto riguarda:
- l'avvio dell'attività di un servizio della società dell'informazione, come i requisiti relativi alle qualifiche, alle autorizzazioni o alle notifiche,
- l'esercizio dell'attività di un servizio della società dell'informazione, come i requisiti relativi al comportamento del fornitore di servizi, i requisiti relativi alla qualità o al contenuto del servizio, compresi quelli applicabili alla pubblicità e ai contratti, o i requisiti relativi alla responsabilità del fornitore di servizi;
(ii) Il campo coordinato non copre requisiti quali:
- requisiti applicabili alle merci in quanto tali,
- requisiti applicabili alla consegna delle merci,
- requisiti applicabili ai servizi non forniti per via elettronica".
11 L'articolo 3, paragrafi 2 e da 4 a 6, di tale direttiva stabilisce quanto segue:
'2. Gli Stati membri non possono, per motivi che rientrano nel campo coordinato, limitare la libertà di fornire servizi della società dell'informazione da un altro Stato membro.
...
- Gli Stati membri possono adottare misure di deroga al paragrafo 2 per un determinato servizio della società dell'informazione se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
(a) le misure sono:
(i) necessario per uno dei seguenti motivi:
- l'ordine pubblico, in particolare la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento dei reati, compresa la protezione dei minori e la lotta contro l'incitamento all'odio per motivi di razza, sesso, religione o nazionalità, e le violazioni della dignità umana riguardanti le singole persone,
- la tutela della salute pubblica,
- sicurezza pubblica, compresa la salvaguardia della sicurezza e della difesa nazionale,
- la protezione dei consumatori, compresi gli investitori;
(ii) adottate nei confronti di un determinato servizio della società dell'informazione che pregiudica gli obiettivi di cui al punto (i) o che presenta un rischio serio e grave di pregiudizio a tali obiettivi;
(iii) proporzionato a tali obiettivi;
(b) prima di adottare le misure in questione e fatti salvi i procedimenti giudiziari, compresi i procedimenti preliminari e gli atti compiuti nell'ambito di un'indagine penale, lo Stato membro ha:
- ha chiesto allo Stato membro di cui al paragrafo 1 di adottare misure e quest'ultimo non le ha adottate o sono state inadeguate,
- ha notificato alla Commissione e allo Stato membro di cui al paragrafo 1 la sua intenzione di adottare tali misure.
- In caso di urgenza, gli Stati membri possono derogare alle condizioni di cui al paragrafo 4, lettera b). In tal caso, le misure sono notificate nel più breve tempo possibile alla Commissione e allo Stato membro di cui al paragrafo 1, indicando i motivi per cui lo Stato membro ritiene che vi sia urgenza.
- Fatta salva la possibilità per lo Stato membro di procedere con le misure in questione, la Commissione esamina la compatibilità delle misure notificate con il diritto comunitario nel più breve tempo possibile; se giunge alla conclusione che la misura è incompatibile con il diritto comunitario, la Commissione chiede allo Stato membro in questione di astenersi dall'adottare le misure proposte o di porre fine con urgenza alle misure in questione". Direttiva 2006/123/CE
12 L'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno (GU L 376, pag. 36), prevede:
Se le disposizioni della presente direttiva sono in conflitto con una disposizione di un altro atto comunitario che disciplina aspetti specifici dell'accesso a un'attività di servizi o del suo esercizio in settori specifici o per professioni specifiche, la disposizione dell'altro atto comunitario prevale e si applica a tali settori o professioni specifici. ...'
Diritto francese
13 L'articolo 1 della legge n. 70-9 del 2 gennaio 1970, che disciplina le condizioni di esercizio delle attività relative a talune operazioni riguardanti i beni immobili e l'avviamento finanziario (JORF del 4 gennaio 1970, pag. 142), nella versione applicabile ai fatti della causa principale (in prosieguo: la "legge Hoguet"), prevede:
Le disposizioni della presente legge si applicano a tutte le persone fisiche o giuridiche che si prestano o prestano regolarmente la loro assistenza, anche a titolo accessorio, in qualsiasi operazione che riguardi beni altrui e relativa a:
- l'acquisto, la vendita, la ricerca, la permuta, la locazione o la sublocazione, stagionale o meno, arredata o meno, di edifici esistenti o in costruzione;
...'
14 L'articolo 3 di tale legge prevede:
Le attività elencate all'articolo 1 possono essere esercitate solo da persone fisiche o giuridiche in possesso di una licenza professionale rilasciata, per un periodo e secondo le norme stabilite da un decreto del Consiglio di Stato, dal presidente della Camera di commercio e dell'industria regionale o dal presidente della Camera di commercio e dell'industria regionale dell'Île-de-France, che elenca le operazioni che tali persone possono effettuare. ...
Tale licenza può essere rilasciata solo a persone fisiche a condizione che:
- fornire la prova delle proprie credenziali professionali;
- fornire la prova di una garanzia finanziaria che consenta il rimborso dei fondi ...;
- stipulare un'assicurazione contro le conseguenze finanziarie della loro responsabilità civile e professionale;
- non rientrano in una delle condizioni di convalida o squalifica ...
...'
15 L'articolo 5 di tale legge prevede:
Le persone di cui all'articolo 1 che ricevono o possiedono somme di denaro... devono rispettare le condizioni stabilite dal decreto del Consiglio di Stato, in particolare le formalità di registrazione e di consegna delle ricevute, nonché gli altri obblighi derivanti da tale mandato".
16 L'articolo 14 di tale legge è formulato come segue:
I seguenti atti sono punibili con 6 mesi di reclusione e una multa di 7 500 euro:
(a) prestare o fornire assistenza su base regolare, anche a titolo accessorio, alle operazioni elencate all'articolo 1 senza essere in possesso di una licenza valida rilasciata ai sensi dell'articolo 3, o dopo che tale licenza è stata ripristinata, o se la suddetta licenza non è stata ripristinata dopo una dichiarazione di non-competenza da parte dell'organo amministrativo competente;
...'
17 L'articolo 16 della legge Hoguet prevede:
I seguenti atti sono punibili con 2 anni di reclusione e una multa di 30.000 euro:
- ricevere o detenere al momento delle operazioni di cui all'art. 1, a qualsiasi titolo o in qualsiasi modo, somme di denaro, beni, azioni e obbligazioni che siano:
(a) in violazione dell'articolo 3;
(b) in violazione delle condizioni di cui all'articolo 5 relative alla tenuta dei registri e alla consegna delle ricevute quando tali documenti e ricevute sono legalmente richiesti;
...'
La controversia nella causa principale e le questioni pregiudiziali
18 Airbnb Ireland UC, società di diritto irlandese con sede a Dublino (Irlanda), fa parte del Gruppo Airbnb, costituito da una serie di società direttamente o indirettamente possedute da Airbnb Inc. con sede negli Stati Uniti. Airbnb Ireland offre una piattaforma elettronica il cui scopo è, dietro pagamento di una commissione, stabilire un contatto, in particolare in Francia, tra, da un lato, gli host, professionisti o privati, con alloggi da affittare e, dall'altro, le persone che cercano tali alloggi. Airbnb Payments UK Ltd, una società con sede a Londra (Regno Unito) secondo la legge del Regno Unito, fornisce servizi di pagamento online nell'ambito di tale servizio di contatto e gestisce le attività di pagamento del Gruppo nell'Unione Europea. Inoltre, Airbnb France SARL, società di diritto francese e fornitore di Airbnb Ireland, è responsabile della promozione della piattaforma tra gli utenti del mercato francese, organizzando, tra l'altro, campagne pubblicitarie per il pubblico target.
19 Oltre al servizio di collegamento tra host e ospiti tramite la sua piattaforma elettronica che centralizza le offerte, Airbnb Ireland offre agli host un certo numero di altri servizi, come un formato per definire il contenuto della loro offerta, con l'opzione di un servizio fotografico, e anche con l'opzione di un'assicurazione di responsabilità civile e una garanzia contro i danni fino a 800.000 euro. Inoltre, mette a disposizione uno strumento opzionale per stimare il prezzo di affitto in base alle medie di mercato rilevate dalla piattaforma. Inoltre, se un host accetta un ospite, quest'ultimo trasferisce ad Airbnb Payments UK il prezzo di affitto a cui si aggiungono da 6% a 12% di tale importo per le spese e il servizio fornito da Airbnb Ireland. Airbnb Payments UK trattiene il denaro per conto dell'ospite e poi, 24 ore dopo il check-in, lo invia all'host tramite bonifico, dando così all'ospite la certezza dell'esistenza della proprietà e all'host la garanzia del pagamento. Infine, Airbnb Ireland ha messo in atto un sistema che consente all'host e all'ospite di lasciare una valutazione su una scala da zero a cinque stelle, e tale valutazione è disponibile sulla piattaforma elettronica in questione.
20 In pratica, come risulta dalle spiegazioni fornite da Airbnb Ireland, gli utenti di Internet alla ricerca di alloggi in affitto si collegano alla sua piattaforma elettronica, identificano il luogo in cui desiderano recarsi e il periodo e il numero di persone di loro scelta. Su questa base, Airbnb Ireland fornisce loro l'elenco degli alloggi disponibili che corrispondono a tali criteri, in modo che gli utenti possano selezionare l'alloggio di loro scelta e procedere alla prenotazione online.
21 In tale contesto, gli utenti della piattaforma elettronica in questione, sia gli host che gli ospiti, concludono un contratto con Airbnb Ireland per l'utilizzo di tale piattaforma e con Airbnb Payments UK per i pagamenti effettuati tramite tale piattaforma.
22 Il 24 gennaio 2017, l'Association pour un hébergement et un tourisme professionnels (Associazione per il turismo e l'alloggio professionale, AHTOP) ha presentato una denuncia insieme a una richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento, tra l'altro, per l'esercizio di attività di mediazione e gestione di edifici e imprese senza licenza professionale, ai sensi della legge Hoguet, tra l'11 aprile 2012 e il 24 gennaio 2017.
23 A sostegno della sua denuncia, AHTOP sostiene che Airbnb Ireland non si limita a mettere in contatto due parti attraverso la sua piattaforma, ma offre anche servizi aggiuntivi che equivalgono a un'attività di intermediazione nelle transazioni immobiliari.
24 Il 16 marzo 2017, dopo la presentazione di tale denuncia, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi, Francia) ha sporto denuncia, tra l'altro, per aver gestito somme di denaro per attività di mediazione e gestione di edifici e imprese da parte di una persona priva di licenza professionale, in violazione della legge Hoguet, per il periodo compreso tra l'11 aprile 2012 e il 24 gennaio 2017.
25 Airbnb Ireland nega di agire come agente immobiliare e sostiene che la Legge Hoguet è inapplicabile in quanto incompatibile con la Direttiva 2000/31.
26 In tale contesto, il giudice istruttore del tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi) è incerto se il servizio fornito dall'Airbnb Ireland debba essere qualificato come "servizio della società dell'informazione" ai sensi di tale direttiva e, in caso affermativo, se ciò osti all'applicazione della legge Hoguet a tale società nel procedimento principale o se, al contrario, tale direttiva non osti all'avvio di un procedimento penale nei confronti dell'Airbnb Ireland sulla base di tale legge.
27 In tali circostanze, il giudice istruttore del tribunal de grande instance de Paris (Tribunale regionale di Parigi) ha deciso di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:
1) Se i servizi forniti in Francia da ... Airbnb Ireland attraverso una piattaforma elettronica gestita dall'Irlanda beneficino della libera prestazione di servizi di cui all'articolo 3 della [direttiva 2000/31].
(2) Se le norme restrittive relative all'esercizio della professione di agente immobiliare in Francia previste dalla [legge Hoguet] siano applicabili a Airbnb Ireland".
Esame delle questioni sollevate
Ammissibilità della domanda di pronuncia pregiudiziale
28 Airbnb Ireland sostiene che il giudice del rinvio ha sbagliato a ritenere che le attività di Airbnb Ireland rientrino nell'ambito di applicazione della legge Hoguet. Il governo francese ha espresso la stessa opinione in udienza.
29 A tale proposito, secondo una giurisprudenza consolidata, le questioni sull'interpretazione del diritto dell'Unione sollevate da un giudice nazionale nel contesto fattuale e legislativo che spetta a quest'ultimo definire e la cui esattezza non spetta alla Corte determinare, godono di una presunzione di rilevanza. La Corte può rifiutarsi di pronunciarsi su una questione pregiudiziale sollevata da un giudice nazionale solo quando è del tutto evidente che l'interpretazione del diritto dell'Unione richiesta non ha alcun rapporto con i fatti concreti del ricorso principale o con il suo scopo, quando il problema è ipotetico o quando la Corte non dispone del materiale di fatto o di diritto necessario per fornire una risposta utile alle questioni che le sono sottoposte (sentenza del 22 giugno 2010, Melki e Abdeli, C-188/10 e C-189/10, EU:C:2010:363, punto 27).
30 Nel caso di specie, come riconosce il governo francese, in sostanza, il giudice del rinvio solleva la questione dell'applicabilità delle disposizioni della legge Hoguet nei confronti dell'Airbnb Ireland perché ritiene implicitamente che il servizio di intermediazione fornito da tale società rientri nell'ambito di applicazione materiale di tale legge.
31 Tuttavia, non è manifestamente evidente che l'interpretazione della legge Hoguet da parte del giudice del rinvio sia chiaramente preclusa alla luce del tenore letterale delle disposizioni di diritto nazionale contenute nell'ordinanza di rinvio (v., per analogia, sentenza del 22 giugno 2010, Melki e Abdeli, C-188/10 e C-189/10, EU:C:2010:363, punto 28).
32 L'Airbnb Ireland sostiene inoltre che l'ordinanza di rinvio contiene una sintesi della normativa nazionale francese e che avrebbe dovuto prendere in considerazione altre disposizioni di tale normativa. Da parte sua, la Commissione sostiene che tale decisione è viziata da una mancanza di dettagli fattuali.
33 Nel caso di specie, la decisione di rinvio espone in modo sintetico ma preciso il contesto giuridico nazionale rilevante nonché l'origine e la natura della controversia. Ne consegue che il giudice del rinvio ha definito in modo sufficiente il contesto fattuale e giuridico della sua richiesta di interpretazione del diritto dell'Unione e ha fornito alla Corte tutte le informazioni necessarie per consentirle di rispondere utilmente a tale richiesta (sentenza del 23 marzo 2006, Enirisorse, C-237/04, EU:C:2006:197, punto 19).
34 In tali circostanze, la presente domanda di pronuncia pregiudiziale non può essere considerata irricevibile nella sua interezza.
Osservazioni preliminari
35 Nelle loro osservazioni, l'AHTOP e la Commissione sostengono, rispettivamente, che la normativa oggetto del procedimento principale deve essere valutata tenendo conto non solo della direttiva 2000/31, ma anche della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (GU L 255, pag. 22) e della direttiva 2007/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 97/7/CE, 2002/65/CE, 2005/60/CE e 2006/48/CE e che abroga le direttive 97/7/CE, 2002/60/CE e 2006/48/CE. 22) e della direttiva 2007/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 97/7/CE, 2002/65/CE, 2005/60/CE e 2006/48/CE, che abroga la direttiva 97/5/CE (GU L 319, pag. 1).
36 A tale proposito, occorre ricordare che, nell'ambito della procedura prevista dall'articolo 267 TFUE, che prevede la cooperazione tra i giudici nazionali e la Corte di giustizia, spetta a quest'ultima fornire al giudice nazionale una risposta che gli sia utile e che gli consenta di pronunciarsi sulla causa di cui è investito. In tale contesto, la Corte può estrarre da tutte le informazioni fornite dal giudice nazionale, in particolare dalla motivazione della decisione di rinvio, la normativa e i principi del diritto dell'Unione che richiedono un'interpretazione in considerazione dell'oggetto della controversia nel procedimento principale, al fine di riformulare le questioni ad essa sottoposte e di interpretare tutte le disposizioni del diritto dell'Unione di cui i giudici nazionali necessitano per decidere i ricorsi pendenti dinanzi a loro, anche se tali disposizioni non sono espressamente indicate in tali questioni (v., in tal senso, sentenza del 16 luglio 2015, Abcur, C-544/13 e C-545/13, EU:C:2015:481, punti 33 e 34 e giurisprudenza citata).
37 Tuttavia, spetta esclusivamente al giudice nazionale determinare l'oggetto delle questioni che intende sottoporre alla Corte. Pertanto, qualora dalla domanda stessa non emerga la necessità di riformulare tali questioni, la Corte non può, su richiesta di una delle parti interessate di cui all'articolo 23 dello Statuto della Corte di giustizia dell'Unione europea, esaminare questioni che non le sono state sottoposte dal giudice nazionale. Qualora, in considerazione degli sviluppi del procedimento, il giudice nazionale ritenesse necessario ottenere ulteriori interpretazioni del diritto dell'Unione, spetterebbe a lui effettuare un nuovo rinvio alla Corte (v., in tal senso, sentenza dell'11 giugno 2015, Berlington Hungary e a., C-98/14, EU:C:2015:386, punto 48 e giurisprudenza citata).
38 Nel caso di specie, e in assenza di qualsiasi menzione delle direttive 2005/36 e 2007/64 nelle questioni pregiudiziali o di altre spiegazioni nell'ordinanza di rinvio che impongano alla Corte di esaminare l'interpretazione di tali direttive al fine di fornire una risposta utile al giudice del rinvio, non vi è motivo per la Corte di esaminare gli argomenti relativi a tali direttive, il che comporterebbe di fatto una modifica del merito delle questioni ad essa sottoposte.
La prima domanda
39 Con la sua prima questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se l'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31 debba essere interpretato nel senso che un servizio di intermediazione che, mediante una piattaforma elettronica, ha lo scopo di mettere in contatto, a titolo oneroso, potenziali ospiti con locatori professionisti o non professionisti che offrono servizi di alloggio di breve durata, fornendo nel contempo un certo numero di altri servizi, quali un formato per la presentazione del contenuto della loro offerta, un servizio fotografico, un'assicurazione di responsabilità civile e una garanzia contro i danni, uno strumento di stima del prezzo di locazione o servizi di pagamento per tali servizi di alloggio, deve essere classificato come un "servizio della società dell'informazione" ai sensi della Direttiva 2000/31.
40 In via preliminare, occorre precisare, in primo luogo - e ciò non è contestato da nessuna delle parti né dagli altri interessati coinvolti nel presente procedimento - che l'attività di intermediazione oggetto del procedimento principale rientra nella nozione di "servizio" ai sensi dell'articolo 56 TFUE e della direttiva 2006/123.
41 In secondo luogo, occorre tuttavia ricordare che, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 2006/123, quest'ultima non si applica se le sue disposizioni sono in conflitto con una disposizione di un altro atto dell'UE che disciplina aspetti specifici dell'accesso a un'attività di servizi o del suo esercizio in servizi specifici o per professioni specifiche.
42 Pertanto, al fine di determinare se un servizio come quello oggetto del procedimento principale rientri nell'ambito di applicazione della direttiva 2006/123, come sostenuto dall'AHTOP e dal governo francese, o, al contrario, nell'ambito di applicazione della direttiva 2000/31, come sostenuto dall'Airbnb Ireland, dai governi ceco e lussemburghese e dalla Commissione, occorre stabilire se tale servizio debba essere qualificato come "servizio della società dell'informazione", ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31.
43 A tale riguardo, e tenuto conto del periodo coperto dai fatti di cui alla denuncia presentata dall'AHTOP e del procedimento penale con azione civile accessoria pendente dinanzi al giudice del rinvio, la definizione della nozione di "servizio della società dell'informazione" di cui all'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31, è stata successivamente richiamata all'articolo 1, primo comma, punto 2, della direttiva 98/34 e poi, a partire dal 7 ottobre 2015, all'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535. Tale definizione non è stata tuttavia modificata con l'entrata in vigore, il 7 ottobre 2015, della direttiva 2015/1535, per cui nella presente sentenza si farà riferimento solo a tale direttiva.
44 Ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535, il concetto di "servizio della società dell'informazione" comprende "qualsiasi servizio prestato normalmente dietro retribuzione, a distanza, per via elettronica e su richiesta individuale di un destinatario di servizi".
45 Nel caso di specie, il giudice del rinvio afferma, come risulta dal punto 18 supra, che il servizio di cui trattasi nel procedimento principale, mediante una piattaforma elettronica, ha lo scopo di mettere in contatto, a titolo oneroso, i potenziali ospiti con gli ospitanti professionisti o non professionisti che offrono servizi di alloggio di breve durata, al fine di consentire ai primi di prenotare un alloggio.
46 Ne consegue, innanzitutto, che tale servizio è prestato a titolo oneroso, anche se la remunerazione percepita da Airbnb Payments UK è riscossa solo dall'ospite e non anche dall'host.
47 Inoltre, nella misura in cui l'ospitante e l'ospite sono collegati tramite una piattaforma elettronica senza che il prestatore di servizi di intermediazione, da un lato, o l'ospitante o l'ospite, dall'altro, siano presenti allo stesso tempo, tale servizio costituisce un servizio fornito per via elettronica e a distanza. Infatti, in nessun momento del processo di conclusione dei contratti tra, da un lato, Airbnb Ireland o Airbnb Payments UK e, dall'altro, l'host o l'ospite, le parti entrano in contatto se non attraverso la piattaforma elettronica di Airbnb Ireland.
48 Infine, il servizio in questione è fornito su richiesta individuale dei destinatari del servizio, poiché comporta sia la messa online di un annuncio da parte dell'host sia una richiesta individuale da parte dell'ospite interessato a tale annuncio.
49 Pertanto, tale servizio soddisfa le quattro condizioni cumulative di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535 e quindi, in linea di principio, costituisce un "servizio della società dell'informazione" ai sensi della direttiva 2000/31.
50 Tuttavia, come sostengono le parti e gli altri interessati coinvolti nel presente procedimento, la Corte ha dichiarato che, sebbene un servizio di intermediazione che soddisfi tutte le suddette condizioni costituisca, in linea di principio, un servizio distinto dal servizio successivo cui si riferisce e debba pertanto essere qualificato come "servizio della società dell'informazione", ciò non può avvenire qualora risulti che tale servizio di intermediazione costituisca parte integrante di un servizio globale la cui componente principale è un servizio rientrante in un'altra qualificazione giuridica (v., in tal senso, sentenza del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi, C-434/15, EU:C:2017:981, punto 40).
51 Nel caso di specie, AHTOP sostiene essenzialmente che il servizio fornito da Airbnb Ireland costituisce parte integrante di un servizio globale, la cui componente principale è la fornitura di un servizio di alloggio. A tal fine, sostiene che Airbnb Ireland non si limita a mettere in contatto due parti attraverso l'omonima piattaforma elettronica, ma offre anche servizi aggiuntivi che sono caratteristici di un'attività di intermediazione nelle transazioni immobiliari.
52 Tuttavia, sebbene sia vero che lo scopo del servizio di intermediazione fornito da Airbnb Ireland sia quello di consentire la locazione di alloggi - ed è pacifico che ciò rientri nell'ambito di applicazione della direttiva 2006/123 - la natura dei collegamenti tra tali servizi non giustifica la deroga alla classificazione di tale servizio di intermediazione come "servizio della società dell'informazione" e quindi l'applicazione della direttiva 2000/31 ad esso.
53 Tale servizio di intermediazione non può essere separato dalla transazione immobiliare stessa, in quanto è volto non solo a fornire un servizio di alloggio immediato, ma anche, sulla base di un elenco strutturato dei luoghi di alloggio disponibili sull'omonima piattaforma elettronica e corrispondenti ai criteri selezionati dalle persone alla ricerca di un alloggio a breve termine, a fornire uno strumento per facilitare la conclusione di contratti relativi a interazioni future. La creazione di tale elenco a beneficio sia degli host che hanno un alloggio da affittare sia delle persone che cercano tale tipo di alloggio costituisce la caratteristica essenziale della piattaforma elettronica gestita da Airbnb Ireland.
54 A questo proposito, data la sua importanza, la compilazione di offerte utilizzando un formato armonizzato, unitamente a strumenti per la ricerca, la localizzazione e il confronto di tali offerte, costituisce un servizio che non può essere considerato meramente accessorio a un servizio complessivo che rientra in una diversa classificazione giuridica, ossia la fornitura di un servizio di alloggio.
55 Inoltre, un servizio come quello fornito dall'Airbnb Ireland non è in alcun modo indispensabile per la fornitura di servizi di alloggio, sia dal punto di vista degli ospiti sia da quello degli ospitanti che lo utilizzano, in quanto entrambi hanno a disposizione una serie di altri canali, a volte di lunga durata, quali le agenzie immobiliari, gli annunci, sia in formato cartaceo sia in formato elettronico, o anche i siti Internet di locazione immobiliare. A questo proposito, il semplice fatto che Airbnb Ireland sia in concorrenza diretta con questi altri canali, fornendo ai suoi utenti, sia agli host che agli ospiti, un servizio innovativo basato sulle caratteristiche specifiche dell'attività commerciale nella società dell'informazione, non consente di dedurre che esso sia indispensabile per la fornitura di un servizio di alloggio.
56 Infine, non risulta, né dall'ordinanza di rinvio, né dalle informazioni contenute nel fascicolo dinanzi alla Corte, che l'Airbnb Ireland stabilisca o limiti l'importo dei canoni di locazione applicati dagli host che utilizzano tale piattaforma. Al massimo, fornisce loro uno strumento facoltativo per stimare il prezzo dell'affitto tenendo conto delle medie di mercato ricavate da tale piattaforma, lasciando la responsabilità di stabilire l'affitto esclusivamente all'host.
57 Ne consegue che un servizio di intermediazione come quello fornito da Airbnb Ireland non può essere considerato parte integrante di un servizio complessivo, la cui componente principale è la fornitura di alloggi.
58 Nessuno degli altri servizi menzionati al precedente punto 19, considerati insieme o isolatamente, mette in discussione tale conclusione. Al contrario, tali servizi hanno natura accessoria, dato che, per gli host, non costituiscono un fine in sé, ma piuttosto un mezzo per beneficiare del servizio di intermediazione fornito da Airbnb Ireland o per offrire servizi di alloggio nelle migliori condizioni (cfr., per analogia, sentenze del 21 febbraio 2008, Part Service, C-425/06, EU:C:2008:108, punto 52; del 10 novembre 2016, Baštová, C-432/15, EU:C:2016:855, punto 71; e del 4 settembre 2019, KPC Herning, C-71/18, EU:C:2019:660, punto 38).
59 In primo luogo, ciò è vero per quanto riguarda il fatto che, oltre all'attività di mettere in contatto host e ospiti attraverso l'omonima piattaforma elettronica, Airbnb Ireland mette a disposizione degli host un formato per definire il contenuto della loro offerta, un servizio fotografico facoltativo per l'immobile in affitto e un sistema di valutazione degli host e degli ospiti a disposizione dei futuri host e ospiti.
60 Tali strumenti fanno parte del modello collaborativo insito nelle piattaforme di intermediazione, che consente, da un lato, a chi cerca un alloggio di scegliere con cognizione di causa tra le offerte di alloggio proposte dagli host sulla piattaforma e, dall'altro, agli host di essere pienamente informati sull'affidabilità degli ospiti con cui potrebbero entrare in contatto.
61 In seguito, questo è il caso del fatto che Airbnb Payments UK, una società del Gruppo Airbnb, è responsabile della riscossione degli affitti da parte degli ospiti e del successivo trasferimento di tali affitti agli host, conformemente alle condizioni di cui al paragrafo 19 di cui sopra.
62 Tali condizioni di pagamento, comuni a un gran numero di piattaforme elettroniche, sono uno strumento per garantire le transazioni tra gli host e gli ospiti, e la loro presenza da sola non può modificare la natura del servizio di intermediazione, soprattutto quando tali condizioni di pagamento non sono accompagnate, direttamente o indirettamente, da controlli sui prezzi per la fornitura di alloggi, come è stato sottolineato nel paragrafo 56.
63 Infine, nemmeno il fatto che Airbnb Ireland offra agli host una garanzia contro i danni e, come opzione, un'assicurazione di responsabilità civile è in grado di modificare la qualificazione giuridica del servizio di intermediazione fornito da tale piattaforma.
64 Anche considerati nel loro insieme, i servizi, facoltativi o meno, forniti dall'Airbnb Ireland e menzionati ai punti da 59 a 63 supra, non rimettono in discussione la natura distinta del servizio di intermediazione fornito da tale società e, pertanto, la sua classificazione come "servizio della società dell'informazione", in quanto non modificano sostanzialmente le caratteristiche specifiche di tale servizio. A questo proposito, è anche paradossale che tali servizi accessori a valore aggiunto forniti da una piattaforma elettronica ai suoi clienti, in particolare per distinguersi dai suoi concorrenti, possano, in assenza di elementi aggiuntivi, comportare una modifica della natura e quindi della qualificazione giuridica dell'attività di tale piattaforma, come osservato dall'Avvocato generale al punto 46 delle sue conclusioni.
65 Inoltre, e contrariamente a quanto sostenuto da AHTOP e dal governo francese, le regole di funzionamento di un servizio di intermediazione come quello fornito da Airbnb non possono essere equiparate a quelle del servizio di intermediazione che ha dato origine alle sentenze del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi (C-434/15, EU:C:2017:981, punto 39), e del 10 aprile 2018, Uber France (C-320/16, EU:C:2018:221, punto 21).
66 A parte il fatto che tali sentenze sono state pronunciate nel contesto specifico del trasporto urbano di passeggeri cui si applica l'articolo 58, paragrafo 1, TFUE e che i servizi forniti dall'Airbnb Ireland non sono paragonabili a quelli oggetto delle cause che hanno dato luogo alle sentenze menzionate al punto precedente, i servizi accessori di cui ai punti da 59 a 63 non forniscono la prova dello stesso livello di controllo riscontrato dalla Corte in tali sentenze.
67 Pertanto, in tali sentenze la Corte ha affermato che Uber esercitava un'influenza decisiva sulle condizioni di prestazione dei servizi di trasporto da parte degli autisti non professionisti che utilizzavano l'applicazione messa a loro disposizione da tale società (sentenze del 20 dicembre 2017, Asociación Profesional Elite Taxi, C-434/15, EU:C:2017:981, punto 39, e del 10 aprile 2018, Uber France, C-320/16, EU:C:2018:221, punto 21).
68 Gli elementi menzionati dal giudice del rinvio e ricordati al punto 19 supra non dimostrano che l'Airbnb Ireland eserciti un'influenza così determinante sulle condizioni di fornitura dei servizi di alloggio cui si riferisce il suo servizio di intermediazione, tanto più che l'Airbnb Ireland non determina, direttamente o indirettamente, il prezzo di locazione applicato, come è stato stabilito ai punti 56 e 62 supra, né tanto meno seleziona gli host o gli alloggi messi in affitto sulla sua piattaforma.
69 Alla luce di quanto precede, si deve rispondere alla prima questione dichiarando che l'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31, che rinvia all'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2015/1535, deve essere interpretato nel senso che un servizio di intermediazione che, mediante una piattaforma elettronica, è volto a mettere in contatto, a titolo oneroso, potenziali ospiti con locatori professionali o non professionali che offrono servizi di alloggio di breve durata, fornendo altresì un certo numero di servizi accessori a tale servizio di intermediazione, deve essere classificato come "servizio della società dell'informazione" ai sensi della direttiva 2000/31.
La seconda domanda
Giurisdizione
70 Il governo francese sostiene che la Corte è manifestamente incompetente a rispondere alla seconda questione, in quanto il giudice del rinvio chiede alla Corte di decidere se le attività dell'Airbnb Ireland rientrino nell'ambito di applicazione materiale della legge Hoguet e quindi di interpretare il diritto francese.
71 Tuttavia, dalla formulazione della seconda questione emerge chiaramente che il giudice del rinvio non chiede alla Corte se la legge Hoguet si applichi alle attività dell'Airbnb Ireland, bensì se tale legge, che ritiene restrittiva della libertà di fornire servizi della società dell'informazione, sia applicabile a tale società.
72 Tale questione, strettamente connessa alla facoltà concessa dall'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), della direttiva 2000/31 agli Stati membri di derogare al principio della libera prestazione dei servizi della società dell'informazione e all'obbligo per tali Stati membri di notificare alla Commissione e allo Stato membro interessato le misure che incidono negativamente su tale principio, come previsto dall'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), della stessa direttiva, è una questione di interpretazione del diritto dell'Unione.
73 Pertanto, la Corte è competente a rispondere a tale questione.
Ammissibilità
74 In subordine, il governo francese sostiene che, poiché il giudice del rinvio non ha dimostrato che le attività dell'Airbnb Ireland rientrano nell'ambito di applicazione materiale della legge Hoguet, la sua seconda questione non espone le ragioni per cui non è sicuro dell'interpretazione della direttiva 2000/31 e non individua il nesso che tale giudice stabilisce tra quest'ultima e la legge Hoguet. Essa non soddisfa pertanto i requisiti previsti dall'articolo 94 del regolamento di procedura della Corte di giustizia ed è pertanto irricevibile.
75 A tal proposito, come esposto al precedente punto 30, dalla seconda questione risulta che, secondo il giudice del rinvio, il servizio di intermediazione fornito dall'Airbnb Ireland attraverso l'omonima piattaforma elettronica rientra nell'ambito di applicazione materiale di tale legge.
76 Inoltre, facendo riferimento al carattere restrittivo di tale legge per quanto riguarda servizi quali il servizio di intermediazione di cui trattasi nel procedimento principale e al principio della libera prestazione dei servizi della società dell'informazione, riconosciuto agli articoli 1 e 3 della direttiva 2000/31, pur esponendo le difficoltà di interpretazione di tale direttiva per quanto riguarda la questione dell'opponibilità all'Airbnb Ireland di una normativa nazionale come la legge Hoguet, il giudice del rinvio soddisfa i requisiti minimi previsti dall'articolo 94 del regolamento di procedura.
77 Di conseguenza, la seconda domanda è ammissibile.
Sostanza
78 Con la seconda questione, il giudice del rinvio chiede alla Corte se la normativa oggetto del procedimento principale sia applicabile all'Airbnb Ireland.
79 Tale questione è motivata dall'argomento avanzato dall'Airbnb Ireland in merito all'incompatibilità delle disposizioni della legge Hoguet di cui trattasi nel procedimento principale con la direttiva 2000/31 e, più in particolare, dal fatto che la Repubblica francese non ha soddisfatto le condizioni previste dall'articolo 3, paragrafo 4, di tale direttiva che consente agli Stati membri di adottare misure restrittive della libera prestazione dei servizi della società dell'informazione.
80 La seconda questione deve quindi essere interpretata nel senso che l'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31 deve essere interpretato nel senso che, nell'ambito di un procedimento penale con un'azione civile accessoria, un soggetto può opporsi all'applicazione nei suoi confronti di provvedimenti di uno Stato membro che limitano la libertà di fornire un servizio della società dell'informazione che tale soggetto fornisce a partire da un altro Stato membro, qualora tali provvedimenti non soddisfino tutte le condizioni previste da tale disposizione.
81 In via preliminare, occorre rilevare che la normativa oggetto della causa principale, come sottolineato dal giudice del rinvio, è restrittiva della libertà di fornire servizi della società dell'informazione.
82 In primo luogo, i requisiti della legge Hoguet menzionati dal giudice del rinvio, principalmente l'obbligo di possedere una licenza professionale, riguardano l'accesso all'attività di collegamento tra gli ospitanti che dispongono di luoghi di alloggio e le persone che cercano questo tipo di alloggio ai sensi dell'articolo 2, lettera h), punto i), della direttiva 2000/31 e non rientrano in nessuna delle categorie escluse di cui all'articolo 2, lettera h), punto ii), di tale direttiva. In secondo luogo, esse si applicano, tra l'altro, ai prestatori di servizi stabiliti in Stati membri diversi dalla Repubblica francese, rendendo così più difficile la prestazione dei loro servizi in Francia.
83 Ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31, gli Stati membri possono adottare, per un determinato servizio della società dell'informazione che rientra nel settore coordinato, misure che derogano al principio della libera prestazione dei servizi della società dell'informazione, a due condizioni cumulative.
84 In primo luogo, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, lettera a), della direttiva 2000/31, la misura restrittiva in questione deve essere necessaria nell'interesse dell'ordine pubblico, della tutela della salute pubblica, della pubblica sicurezza o della protezione dei consumatori; deve essere adottata nei confronti di un servizio della società dell'informazione che pregiudichi effettivamente tali obiettivi o costituisca un rischio grave e serio per gli stessi e, infine, deve essere proporzionata a tali obiettivi.
85 In secondo luogo, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, di tale direttiva, prima di adottare le misure in questione e fatti salvi i procedimenti giudiziari, compresi i procedimenti preliminari e gli atti compiuti nell'ambito di un'indagine penale, lo Stato membro interessato deve notificare alla Commissione e allo Stato membro nel cui territorio è stabilito il prestatore di servizi in questione la sua intenzione di adottare le misure restrittive in questione.
86 Per quanto riguarda la seconda condizione, il governo francese ammette che la legge Hoguet non ha dato luogo a una notifica da parte della Repubblica francese né alla Commissione né allo Stato membro di stabilimento di Airbnb Ireland, vale a dire l'Irlanda.
87 Si deve subito precisare che il fatto che tale legge sia anteriore all'entrata in vigore della direttiva 2000/31 non può aver avuto la conseguenza di liberare la Repubblica francese dall'obbligo di notifica. Come ha affermato l'Avvocato generale al punto 118 delle sue conclusioni, il legislatore dell'Unione non ha previsto una deroga che autorizzi gli Stati membri a mantenere misure anteriori a tale direttiva e che potrebbero limitare la libertà di fornire servizi della società dell'informazione senza rispettare le condizioni stabilite a tal fine da quest'ultima.
88 Occorre pertanto stabilire se l'inosservanza, da parte di uno Stato membro, dell'obbligo di notifica preventiva delle misure restrittive della libera prestazione dei servizi della società dell'informazione provenienti da un altro Stato membro, previsto dall'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, della direttiva 2000/31, rende la normativa in questione inopponibile ai singoli, così come l'inadempimento da parte di uno Stato membro dell'obbligo di notifica preventiva delle regole tecniche, previsto dall'articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 2015/1535, ha tale conseguenza (cfr., in tal senso, sentenza del 30 aprile 1996, CIA Security International, C-194/94, EU:C:1996:172, punto 54).
89 A questo proposito, occorre innanzitutto sottolineare che l'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, della direttiva 2000/31 impone agli Stati membri l'obbligo specifico di notificare alla Commissione e allo Stato membro nel cui territorio è stabilito il prestatore di servizi in questione la loro intenzione di adottare misure che limitano la libertà di fornire servizi della società dell'informazione.
90 Dal punto di vista del suo contenuto, l'obbligo previsto da tale disposizione è quindi sufficientemente chiaro, preciso e incondizionato da conferirle un effetto diretto e, pertanto, può essere invocato dai singoli dinanzi ai giudici nazionali (cfr., per analogia, sentenza del 30 aprile 1996, CIA Security International, C-194/94, EU:C:1996:172, punto 44).
91 In secondo luogo, è pacifico che, come risulta dal combinato disposto dell'art. 3, n. 2, e del considerando 8 della direttiva 2000/31, l'obiettivo di quest'ultima è quello di garantire la libera prestazione dei servizi della società dell'informazione tra gli Stati membri. Tale obiettivo è perseguito attraverso un meccanismo di controllo delle misure che possono pregiudicarlo, che consente sia alla Commissione sia allo Stato membro sul cui territorio è stabilito il prestatore di servizi in questione di garantire che tali misure siano necessarie per motivi imperativi di interesse generale.
92 Inoltre, come risulta dall'articolo 3, paragrafo 6, di tale direttiva, la Commissione, incaricata di esaminare senza indugio la compatibilità con il diritto dell'Unione delle misure notificate, è tenuta, qualora giunga alla conclusione che le misure proposte sono incompatibili con il diritto dell'Unione, a chiedere allo Stato membro interessato di astenersi dall'adottare tali misure o di porre fine con urgenza alle misure in questione. Pertanto, nell'ambito di tale procedura, la Commissione può evitare l'adozione o almeno il mantenimento di ostacoli al commercio contrari al TFUE, in particolare proponendo modifiche da apportare alle misure nazionali in questione (cfr., per analogia, sentenza del 30 aprile 1996, CIA Security International, C-194/94, EU:C:1996:172, paragrafo 41).
93 È vero, come sostiene in particolare il governo spagnolo e come risulta dall'articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2000/31, che l'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, di tale direttiva, a differenza dell'articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 2015/1535, non impone formalmente alcun obbligo di sospensione a uno Stato membro che intenda adottare una misura restrittiva della libertà di fornire un servizio della società dell'informazione. Tuttavia, come sottolineato al paragrafo 89, salvo casi urgenti debitamente giustificati, lo Stato membro interessato deve notificare preventivamente alla Commissione e allo Stato membro nel cui territorio è stabilito il prestatore di servizi in questione la sua intenzione di adottare tale misura.
94 Alla luce delle questioni sollevate ai punti 89-92 supra, l'obbligo di notifica preventiva stabilito dall'art. 3, n. 4, lett. b), secondo trattino, della direttiva 2000/31 non costituisce un semplice obbligo di informazione, paragonabile a quello oggetto della causa che ha dato luogo alla sentenza del 13 luglio 1989, Enichem Base e a. (380/87, EU:C:1989:318, punti da 19 a 24), ma piuttosto un requisito procedurale essenziale che giustifica l'inopponibilità ai singoli di misure non notificate che limitano la libertà di fornire un servizio della società dell'informazione (cfr., per analogia, sentenza del 30 aprile 1996, CIA Security International, C-194/94, EU:C:1996:172, punti 49 e 50).
95 In terzo luogo, l'estensione alla direttiva 2000/31 della soluzione adottata dalla Corte nella sentenza del 30 aprile 1996, CIA Security International (C-194/94, EU:C:1996:172), in relazione alla direttiva 2015/1535, è tanto più giustificata, come correttamente sottolineato dalla Commissione in udienza, dal fatto che l'obbligo di notifica di cui all'art. 3, n. 4, lett. b), secondo trattino, della direttiva 2000/31, come la misura oggetto della causa che ha dato luogo a tale sentenza, non mira a impedire a uno Stato membro di adottare misure che rientrano nella sua sfera di competenza e che potrebbero incidere sulla libera prestazione di servizi, ma a impedire a uno Stato membro di interferire, in linea di principio, con la competenza dello Stato membro in cui è stabilito il prestatore del servizio della società dell'informazione in questione.
96 Da quanto precede risulta che l'inadempimento da parte di uno Stato membro dell'obbligo di notifica di un provvedimento che limita la libera prestazione di un servizio della società dell'informazione fornito da un operatore stabilito sul territorio di un altro Stato membro, previsto dall'art. 3, n. 4, lett. b), secondo trattino, della direttiva 2000/31, rende tale provvedimento inopponibile ai singoli (v., per analogia, sentenza del 30 aprile 1996, CIA Security International, C-194/94, EU:C:1996:172, punto 54).
97 A tale riguardo, occorre altresì rilevare che, come nel caso delle regole tecniche di cui lo Stato membro non ha effettuato la notifica ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 2015/1535, l'inopponibilità di una misura non notificata che limita la libera prestazione dei servizi della società dell'informazione può essere invocata non solo in un procedimento penale (v., per analogia, sentenza del 4 febbraio 2016, Ince, C-336/14, EU:C:2016:72, punto 84), ma anche in una controversia tra privati (cfr., per analogia, sentenza del 27 ottobre 2016, James Elliott Construction, C-613/14, EU:C:2016:821, punto 64 e giurisprudenza citata).
98 Pertanto, in procedimenti come quelli di cui trattasi nella causa principale, in cui, nell'ambito di un'azione dinanzi ad un giudice penale, un soggetto chiede ad un altro soggetto il risarcimento di un danno derivante dal reato perseguito, l'inadempimento da parte di uno Stato membro dell'obbligo di notificare tale reato ai sensi dell'art. 3, n. 4, lett. b), secondo trattino, della direttiva 2000/31 rende la disposizione nazionale che prevede tale reato inopponibile alla persona perseguita e consente a quest'ultima di far valere tale inadempimento non solo nell'ambito di un procedimento penale avviato nei confronti di tale persona, ma anche nell'ambito dell'azione risarcitoria promossa dalla persona che si è costituita parte civile.
99 Tenuto conto del fatto che la Repubblica francese non ha notificato la legge Hoguet e dato il carattere cumulativo delle condizioni previste dall'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2000/31, ricordato ai punti 84 e 85 supra, si deve ritenere che tale legge non possa, da nessun punto di vista, essere applicata a un soggetto che si trovi in una situazione come quella dell'Airbnb Ireland nel procedimento principale, indipendentemente dal fatto che tale legge soddisfi le altre condizioni previste da tale disposizione.
100 Alla luce di quanto precede, si deve rispondere alla seconda questione dichiarando che l'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, della direttiva 2000/31 deve essere interpretato nel senso che, nell'ambito di un procedimento penale con un'azione civile accessoria, un soggetto può opporsi all'applicazione nei suoi confronti di provvedimenti di uno Stato membro che limitano la libertà di fornire un servizio della società dell'informazione che tale soggetto fornisce a partire da un altro Stato membro, qualora tali provvedimenti non siano stati notificati conformemente a tale disposizione.
Costi
101 Poiché il presente procedimento costituisce, per le parti della causa principale, una fase del procedimento pendente dinanzi al giudice del rinvio, la decisione sulle spese spetta a quest'ultimo. Le spese sostenute per la presentazione di osservazioni alla Corte, diverse da quelle sostenute dalle parti, non sono recuperabili.
Per questi motivi, la Corte (Grande Camera) si pronuncia:
- L'articolo 2, lettera a), della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno ("direttiva sul commercio elettronico"), che rinvia all'articolo 1, paragrafo 1, lettera b), della direttiva (UE) 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, deve essere interpretato nel senso che un servizio di intermediazione che, mediante una piattaforma elettronica, è destinato a mettere in contatto, a titolo oneroso, potenziali ospiti con locatori professionali o non professionali che offrono alloggi di breve durata, fornendo altresì un certo numero di servizi accessori a tale servizio di intermediazione, deve essere classificato come un "servizio della società dell'informazione" ai sensi della Direttiva 2000/31.
- L'articolo 3, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, della direttiva 2000/31 deve essere interpretato nel senso che, nell'ambito di un procedimento penale con un'azione civile accessoria, un individuo può opporsi all'applicazione nei suoi confronti di provvedimenti di uno Stato membro che limitano la libertà di fornire un servizio della società dell'informazione che tale individuo fornisce a partire da un altro Stato membro, qualora tali provvedimenti non siano stati notificati conformemente a tale disposizione.